BELLINZONA – Non è vero che sono le Polizie Comunali a fare il maggior numero di controlli radar, come affermava il Mattino in un articolo di domenica (vedi suggeriti), dove il settimanale poneva l’accento sul fatto che Norman Gobbi ha sempre fatto da parafulmine sulle polemiche.
“Sui mass-media è stata divulgata una notizia fuorviante in merito alla problematica legata ai controlli della velocità, per altro da tempo gestiti in modo centralizzato e concertato tra la polizia cantonale e le polizie comunali attraverso una piattaforma comune”, si legge in una nota dell’Associazione polizie comunali.
"È assolutamente fuorviante porre l’accento sul semplice numero dei controlli radar effettuati dalle polizie comunali (1188), rispetto a quelli eseguiti dalla polizia cantonale (427). Ciò, senza alcun approfondimento, per esempio, sulla durata dei controlli, nonché altre precisazioni utili per un’analisi trasparente, oggettiva e finalizzata pertanto ad un’opportuna informazione dell’opinione pubblica”, prosegue il comunicato, che fa notare alcuni dettagli: “Basti pensare che le polizie comunali non dispongono di radar semi stazionari o di postazioni fisse (come per esempio quella sull’autostrada a Balerna, che molto ha già fatto discutere) che operano per lunghi periodi di tempo senza interruzione alcuna. Questo genere di verifiche, seppur di lunga durata, non sono evidentemente annoverate nel computo complessivo del numero dei controlli effettuati dalla Polizia cantonale”.
I numeri, così, non sono per le Polizie Comunali paragonabili. Anche il modo di agire è diverso, perché secondo il principio di prossimità si cerca di operare con controlli mirati in seguito a problemi rilevati dai cittadini o notati dalle autorità, e che le cifre sono influenzate anche dal fatto che le strade comunali sono più di quelle cantonali.
“L’Associazione delle Polizie Comunali Ticinesi ribadisce quindi la necessità di informare la popolazione con dati e considerazioni oggettive, tralasciando di disquisire con interpretazioni fuorvianti e non suffragate da valutazioni approfondite che pertanto, agli occhi del lettore, trasmettono della sola disinformazione, oggi modernamente definita come “fake news”. Questo modo di fare arrischia infatti di gettare inopportuno discredito sulle forze di Polizia ticinesi, indipendentemente dal colore della mostrina che indossano”.