CAMORINO – Turni massacranti, sotto terra e senza pause, salari non corrisposti in modo corretto, clima invivibile: le rivelazioni di Falò, qualche mese fa, sul cantiere AlpTransit di Camorino suscitò scalpore, tanto che la Magistratura poi si mise a indagare e il sindacalista Ivan Cima ci disse che era il peggior caso da lui mai visto.
E adesso Unia sottolinea quanto sta vivendo il testimone chiave, colui che più di altre si espose parlando in tv, Fouad Zerroudi. Attivo a Camorino tra il 2017 e il 2018, è rientrato in Italia ed è tutt’ora disoccupato. Aveva infatti trovato un lavoro, ma dopo le sue denunce è stato licenziato e in sei mesi non è riuscito a reperire un altro impiego, pur essendo un operaio specializzato.
Non è finita. Il suo ex datore di lavoro, parte del consorzio che aveva vinto l’appalto per il cantiere, gli ha fatto pervenire tramite ex colleghi la proposta di un lauto compenso in cambio del ritiro delle denunce. Infine, l’uomo è stato oggetto di intimidazioni.
Unia dunque sollecita la Magistratura ticinese ad accelerare le indagini, per tutelare anche chi è coinvolto.