di Lorenzo Quadri*
E' assolutamente inaccettabile il continuo "bashing" dell'istituto scolastico di Lugano da parte di Bertoli. La realtà è che la decisione dipartimentale, contorta e contraddittoria, rischia di essere inapplicabile per numeri e tempistiche. il Municipio di Lugano - e non solo lui - lo ha ribadito in tutte le salse. Ma è come parlare ad un muro.
L’istituto scolastico di Lugano sta lavorando alacremente (altro che mettere i bastoni tra le ruote, al contrario di quanto afferma in malafede Bertoli!) per attuare quanto preteso dal Dipartimento, ma è una vera corsa ad ostacoli. E’ poi chiaro che se qualcosa dovesse andare storto la responsabilità se la prenderà chi emette disposizioni sballate ed in contraddizione con la realtà del territorio, rifiutandosi di sentire ragioni. Troppo facile emanare direttive che fanno acqua da tutte le parti e poi pretendere di scaricarne la responsabilità d’applicazione sui Comuni. Oltretutto non è un mistero che, se taluni municipi hanno dato l’assenso al Diktat-DECS per riflessioni di tipo politico-partitico, si fatica a trovare una direzione scolastica che sia una che lo valuti positivamente.
E’ poi incredibile che non si capisca, o che ci si rifiuti di capire, che un conto è una scuola con una sola sede ed un centinaio di bambini, ben altra cosa è un istituto scolastico con quasi 4000 allievi ed oltre 50 sedi, per di più situate in realtà molto diverse tra loro.
Se poi, come sostiene il capodipartimento, il "senso" dell'operazione è ridare ai bambini un punto di riferimento, il suo progetto lo fallisce in pieno, perché quella che vuole imporre il DECS non è scuola, è un pasticcio. E sia chiaro che il sottoscritto non è un fautore di chiusure e di lockdown.
La scuola si riapre ben volentieri, tutta, se è possibile farlo. Ma se non lo è, e le direttive allucinanti e contraddittorie del DECS confermano che non lo è, allora la proposta di Lugano è decisamente migliore. Per tutti.
*Capo Dicastero scuola Lugano