BELLINZONA – “Possiamo portare suo padre in ospedale?”, aveva forse il Covid. Ma cinque minuti dopo, la smentita: non sarà trasportato, gli anziani solitamente non venivano più ospedalizzati. E suo padre è morto pochi giorni dopo, non si sa di che cosa.
Nessuno è certo che avesse il Coronavirus. L’anziano, che viveva in una casa anziani, aveva i sintomi sospetti, così come li aveva la figlia. Ma né lei né lui sono stati testati. "Ditemi voi se è un comportamento corretto nei confronti di un povero anziano che non ha avuto diritto nemmeno ad un tampone né tantomeno ad un ricovero, perché in quei giorni il Dipartimento aveva bloccato le ospedalizzazioni di pazienti provenienti dalle Case", si lamenta la donna col Caffè.
Da tempo vuole conoscere la verità. Sta battagliando per averla, eppure pare che tutti gliela vogliano negare. L’uomo era stato al Civico per una visita pochi giorni prima di ammalarsi. Poi, i sintomi. Ma nessun tampone. Si comportavano come se avesse il Covid, ma la certezza non c’era e io continuavo a non capire perché non glielo facevano ‘sto benedetto tampone".
La figlia vuole saperne di più e chiede la cartella clinica. Comincia un’odissea. "Venerdì scorso per l’ennesima volta ho telefonato all’Ufficio del Medico cantonale e lì la richiesta per la ‘liberatoria’ non è ancora arrivata. Martedì mi presenterò dunque nello studio del medico curante del papà e la cartella deve saltar fuori. È un mio diritto. Non so quante volte l’ho domandata. La prima volta al direttore sanitario della struttura, che mi ha indirizzata, appunto, al medico curante. A lui ho scritto più volte. Ho inviato anche un’e-mail con copia al Medico cantonale. Ora basta! Se hanno qualcosa da nascondere voglio saperlo".
Parla di altri episodi spiacevole, senza precisare. Desidera la verità, pur conscia che il padre non potrà purtroppo ritornare. La storia di troppi parenti di persone decedute nelle strutture per anziani.