CRONACA
"Ora basta!". Clamoroso: i commercianti pensano di aprire comunque, anche a fronte dei divieti
La tematica di una disubbidienza civile, se così si può chiamare, è stata sollevata durante la riunione online in cui è stata scritta la missiva indirizzata al Consiglio di Stato. "I piccoli, senza aiuti, non ce la fanno più"
TiPress/Pablo Gianinazz

LOCARNO - E noi apriamo comunque. Esasperati dalle chiusure e spaventati all'idea che esse siano prolungate, alcuni piccoli imprenditori pensano di opporsi e alzare le saracinesche dei loro negozi. La possibilità è emersa ieri in una riunione online: potrebbe essere, dunque, disubbidienza civile, se così la si può chiamare. I locarnesi sembrerebbero essere i più decisi.

A 'spalleggiarli', Silvio Tarchini del Fox Town. "È del tutto evidente che, a questo punto, servono affermazioni più nette e decise. Manteniamo le distanze, continuiamo a indossare le mascherine, facciamo i vaccini. Tutto pur di restituire alle persone una vita semi-normale. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono andato in via Nassa e ho incontrato non più di 10 persone. Una città morta, ho pensato. Non possiamo in alcun modo andare avanti così", ha detto al Corriere del Ticino.

Si tratta del gruppo di imprenditori (e politici) che ieri ha inviato una lettera al Consiglio di Stato (vedi correlati). Tra loro serpeggia la delusione per la missiva che lo stesso Governo ha inviato a Berna. Nella bozza infatti si chiedeva le riaperture di bar e ristoranti, in quella ufficiale partita l'altro giorno 'solo' la possibilità per i giovani di fare sport. Ai commercianti non basta. 

"Molti tra loro che hanno dovuto sottostare, loro malgrado, alle chiusure decise per contenere l’aumento dei contagi non ce la fanno più. Chi, tra loro, non ha potuto attingere agli aiuti teme di non avere futuro", ha aggiunto Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio Ticino.

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