LUGANO - Uno studio dell'Università di Zurigo ha gettato pesanti ombre sul clero svizzero, parlando di anni di abusi coperti e insabbiati. Coinvolta anche la Diocesi di Lugano, dove sarebbero addirittura stati distrutti dei documenti, forse compromettenti. In una conferenza stampa tenutasi ieri, la Curia ha parlato di sconcerto per quanto emerso, dicendosi convinta che "il lavoro dei ricercatori ha permesso di confrontarci con documentati e ripetuti comportamenti illeciti per i quali la gerarchia ecclesiastica deve rispondere. I 1002 casi identificati, la punta dell’iceberg, testimoniano l’irresponsabilità di molti che è stata causa di immense sofferenze per le vittime di abusi a scapito degli autori di questi misfatti che spesso sono riusciti a passarla liscia cercando di salvaguardare la buona reputazione della Chiesa ed evitando lo scandalo” (leggi qui).
Si sono fatti anche dei nomi. Don Nicola Zanini, delegato ad omnia dell’amministratore apostolico di Lugano, ha detto che a decidere di distruggere i documenti fu Monsignor Giuseppe Torti. Il suo gesto, se a suo avviso con la mentalità dell'epoca potesse essere compreso, ora è condannabile, perchè non permetterà di risalire a quanto successo.
Il Corriere del Ticino ha interpellato Don Oliviero Bernasconi, parroco di Genestrerio, che durante l'episcopato di Torti è stato il vicario generale della diocesi ticinese. Ricorda bene che cosa successe, anche se non ebbe mai a che fare con l'archivio, per volontà di non essere indotto nella tentazione di conoscere fatti del passato.
Torti, spiega, non glielo ha mai chiesto. Non è stato però l'unico responsabile di quella che definisce "purificazione”. "Fu iniziata da monsignor Eugenio Corecco e finita da Torti, il quale era stato vicario generale dello stesso Corecco"
A posteriori, lo giudica "un grosso errore" e non riesce "a capire perché lo fecero. In quegli anni, almeno così ricordo, emerse comunque un unico caso. Io stesso andai in Procura a fare la denuncia, mentre il vescovo si recò a parlare con le famiglie", aggiunge.