BELLINZONA – Quando vi sono vertenze in merito a licenziamenti, spesso a intervenire sono i sindacati. Spesso ci si dimentica che anche i sindacati stessi sono datori di lavoro: è di questi giorni la notizia che OCST ha deciso di licenziare un suo collaboratore, Arturo Mellace, per “motivi disciplinari”, si legge in una nota inviata oggi in redazione.
“Nelle scorse settimane è stato notificato il licenziamento per motivi disciplinari ad un collaboratore del nostro sindacato. Il licenziamento è avvenuto con una disdetta ordinaria del rapporto di lavoro, nel rispetto dei termini contrattuali e legali. La persona coinvolta ha buon diritto di tutelare gli interessi che ritiene lesi e di chiedere solidarietà. Se del caso, sarà la competente autorità giudiziaria a dirimere la vertenza. Non rilasceremo ulteriori dichiarazioni in merito”, ha scritto Renato Ricciardi, segretario cantonale OCST.
Il caso (e pare che qualche licenziamento ci sia stato anche in UNIA) ha scatenato un’ondata di solidarietà verso Mellace. Addirittura è stata lanciata una petizione per il suo reintegro, dove viene definito "il vero sindacalista proveniente dal mondo operaio che è sempre stato vicino ai bisogni dei lavoratori, sostenendoli e aiutandoli nei momenti di difficoltà sia davanti ai datori di lavori e in tutte le problematiche connesse all'attività lavorativa e della famiglia".
Secondo chi ha lanciato la petizione, il 60enne, da 22 anni in OCST, sarebbe stato allontanato perché aveva contestato il suo capo diretto, il quale desiderava che riuscisse a far aderire al sindacato più lavoratori. La petizione ha raggiunto già più di 200 firme, e chi l’ha sottoscritta è pronto a aprire un dibattito con altri sindacalizzati per intraprendere ulteriori azioni.
"Come possono pretendere i sindacati di essere ascoltati se già i dirigenti sindacali si comportano peggio dei più beceri datori di lavoro?", si legge ancora.