BELLINZONA - Una missiva in cui vengono riassunti i problemi riscontrati dal Ticino in termini di mercato del lavoro, rivolta al ticinese che sta nella stanza dei bottoni a Berna. Convinta che Ignazio Cassis "non mancherà di dimostrare la sua sensibilità e la sua disponibilità per i problemi del suo Cantone di origine", l'Unione Sindacale Svizzera Ticino e Moesa scrive al Consigliere Federale, chiedendogli anche un incontro.
Non mancano le perplessità espresse sull'accordo quadro in discussione.
Ecco il testo completo:
"Egregio signor Consigliere federale,
come le è certamente noto la libera circolazione delle persone, in assenza di regole realmente efficaci e misure incisive contro il dumping salariale e sociale,sta provocando nel nostro Paese gravi conseguenze sulle condizioni di lavoro, in particolare nelle zone di frontiera e soprattutto in Ticino.
Ciò è dovuto a molti datori di lavoro senza scrupoli che non rispettano i contratti collettivi di lavoro e non esitano a ricorrere a ogni mezzo per speculare sulla manodopera. Lo dimostrano le numerose denunce del sindacato, inoltrate sia all’amministrazione cantonale, sia alla magistratura penale.
Il dumping salariale e il deterioramento delle condizioni di lavoro (lavoro su chiamata, lavoro gratuito, ...) che portano inevitabilmente alla precarizzazione, sono particolarmente evidenti nei settori non coperti da contratti collettivi di lavoro o da normative pubbliche. In questi casi gli stipendi sono spesso bassi, molto bassi. Stipendi di 1500/2000 franchi al mese - anche per persone molto qualificate o addirittura con formazioni di livello universitario - sono sempre più frequenti. Sono stipendi che non permettono di vivere.
L’attuale situazione del mercato del lavoro sta privando il Cantone Ticino di molti/e giovani. Dopo gli studi universitari, i/le giovani che decidono di non rientrare in Ticino sono sempre più numerosi/e, poiché è spesso impossibile trovare occupazioni con condizioni di lavoro ragionevoli. Si tratta di un impoverimento del nostro Cantone, che non mancherà di far sentire i suoi effetti fra qualche anno.
L’USS Ticino e Moesa ritiene che occorra porre fine rapidamente a questa situazione. I possibili strumenti sono conosciuti:
- generalizzazione dei contratti collettivi di lavoro;
- diffusione di contratti normali di lavoro a livello nazionale, con stipendi differenziati a seconda della qualifica e dell’anzianità;
- salari minimi vincolanti.
In altri termini, occorre fissare regole forti nel nostro Paese, affinché ogni azienda sia tenuta ad applicare a tutto il personale impiegato condizioni di lavoro e soprattutto stipendi svizzeri.
Occorre evitare che la libera circolazione delle persone, sulla quale si voterà il prossimo mese di maggio, non sia accompagnata da precise regole o addirittura, sia senza regole, come è il caso in molti settori.
Anche l’accordo quadro, in discussione in questo momento tra Consiglio federale e Unione europea, ci preoccupa molto. Esso riduce perfino i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, già insufficienti. E come se non bastasse, limita pure i diritti democratici dei/delle cittadini/e e promuove la privatizzazione dei servizi pubblici.
Per tutte queste ragioni, l’USS-TI rivolge un appello a lei, signor Consigliere federale. Siamo certi che, pur nell’ambito dello svolgimento dei suoi alti impegni di carattere nazionale e internazionale, non mancherà di dimostrare la sua sensibilità e la sua disponibilità per i problemi del suo Cantone di origine e, grazie alla sua alta carica, possa promuovere e sostenere adeguate soluzioni. Ci farebbe, evidentemente, un grandissimo piacere se potessimo illustrare la situazione e le nostre preoccupazioni in un incontro.
La ringraziamo per l’attenzione che vorrà accordare alla presente e ci è gradita l’occasione per salutarla cordialmente.
Unione sindacale svizzera- Ticino e Moesa
Il presidente: Graziano Pestoni".