POLITICA
Pronzini e la moratoria, «la sostengo ma se non si ripensa alla Posta in toto non servirà»
Il deputato MPS riflette sulle scelte che hanno portato all'attuale situazione. «Tutti i partiti approvarono la riforma della PTT, senza capire che era il preludio allo smantellamento postale. E ora...»
BELLINZONA - Approverà la risoluzione a favore dello stop allo smantellamento del servizio postale, ma non sarà di certo quello a cambiare il futuro, se non vi sarà un ripensamento più generale sulle privatizzazioni.È il pensiero di Matteo Pronzini, deputato MPS, riguardo alla moratoria chiesta dai granconsiglieri momò pipidini Fonio, Pagani e Agustoni, che chiedevano l'entrata in vigore di questa moratoria quando i comuni interessati dall'eventuale chiusura non sono d'accordo, come nel caso di Balerna (sostenuta anche da Syndicom).«Non sarò certo io ad oppormi ad una risoluzione che chiede di non continuare nello smantellamento del servizio pubblico fondamentale come la Posta. Per questo, evidentemente, voterò la risoluzione. Non posso però che esprimere sorpresa  per la disinvoltura con la quale alcune forze politiche, comprese quelle che presentano questa risoluzione, scivolino sul passato. Cioè sulle scelte politiche di fondo che ci hanno portati dritti dritti a questa situazione", scrive Pronzini in una riflessione giunta in redazione.«Lo smantellamento sistematico degli uffici postali era, possiamo dirlo, nel DNA della riforma delle PTT approvata dal Parlamento verso la fine degli anni ’90 e poi confermata con altre modifiche di Legge: tutte modifiche approvate praticamente da tutti i partiti presenti in questo Gran Consiglio , pure presenti nel Parlamento federale. Sulla questione poi degli uffici postali e del loro futuro vi sarebbero una marea di succose dichiarazioni legate a quella riforma che, alla luce di quanto poi  è successo mostrano chiaramente l’incapacità di cogliere la dinamica futura delle privatizzazioni allora proposte».Cita, per esempio, Christiane Brunner, allora esponente indiscussa del PSS e dell’Unione sindacale svizzera, rivendicava al suo partito e al movimento sindacale – con alleati – il merito della riforma delle PTT, giudicata «giudiziosa», mentre la futura Consigliera Federale Simonetta Sommaruga, che era certa di come le Poste avrebbero continuato a fornire il loro servizio e che non sarebbero stati persi posti di lavoro.Una realtà, purtroppo, diversa da quella attuale. «Decisioni prese nel passato hanno le loro conseguenze anni dopo, quando l’attenzione e la mobilitazione dei cittadini è diminuita, o quando le riforme votate arrivano a maturità e mostrano i veri  obiettivi per i quali sono state volute e mostrano pure le conseguenze negative per la popolazione. Così è, ad esempio, per  gli accordi bilaterali e le conseguenze sul mercato del lavoro; così è stato ed è per il sistema dei tre pilastri, votato oltre 40 anni fa ma le cui conseguenze, come nelle evoluzioni di tutti i sistemi pensionistici, si possono vedere solo nello spazio di almeno un paio di generazioni. E le stiamo appunto vedendo le conseguenze di quelle decisioni», spiega Pronzini, che poi tornando alla moratoria, dichiara che «sostengo questa proposta, con la certezza tuttavia che potrebbe dare dei risultati solo rimettendo in discussione le scelte politiche di fondo della Posta, il suo orientamento verso il mercato, la sua logica da impresa privata e non da impresa di servizio pubblico». Non è però molto ottimista. «Ma nessuno dei partiti qui presenti mi sembra che vada in questa direzione. Né che rifletta seriamente su questa prospettiva».
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