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07.08.2017 - 19:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Salario minimo, la controreplica di Righini, "si ricordi che il Tribunale è intervenuto a seguito di un ricorso. Perchè 3'750 franchi? Glielo spiego..."

Il presidente del PS risponde a quanto dichiarato da Fabio Regazzi. "Ci si attendeva un intervento del presidente dell'AITI, ma le sue parole sconcertano. Quella cifra equivale alle prestazioni sociali di base per un'economia domestica in Ticino"

di Igor Righini*

Che la sentenza del Tribunale federale (TF), la quale dà il via libera al minimo salariale di 20 franchi l’ora nel Canton Neuchâtel, potesse suscitare il commento del presidente dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), non sorprende affatto.

A dir poco sorprendente, invece, sono gli argomenti relativi alla sentenza espressi dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi. Invece di un infondato quanto epidermico commento, una sentenza della più alta autorità giudiziaria svizzera richiede di prenderne atto e agire in conseguenza. Soprattutto alla politica e in particolare a chi riveste una carica istituzionale.  

Fabio Regazzi afferma che “trova sbagliato che i tribunali intervengano nella politica salariale”. Il Tribunale federale vigila sull’applicazione del diritto federale nei ventisei cantoni ed è sconcertante dover ricordare che i giudici di Losanna hanno espresso un giudizio perché il padronato e delle associazioni dell’economia hanno inoltrato ricorso contro la decisione d’introdurre un salario minimo di 20 franchi l’ora a Neuchâtel. Sono proprio padronato e associazioni economiche che hanno richiesto al Tribunale federale un giudizio al riguardo! Senza i loro ricorsi, la legge sul minimo salariale sarebbe già in vigore da tempo visto che è stata elaborata per concretizzare la volontà del Popolo neocastellano espressa nel 2011.

Il Consigliere nazionale PPD si dice preoccupato dal fatto che “lo Stato decide sempre di più cosa possiamo fare e non fare”? Preoccupante è che un eletto alla Camera che rappresenta il Popolo esprima un giudizio del genere a proposito di un’iniziativa per cui il potere legislativo è chiamato alla sua realizzazione.

Questa sentenza del Tribunale federale era attesa da tempo anche in Ticino e il Partito socialista l’ha accolta con grande soddisfazione poiché permette di concretizzare l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”, votata nel 2015, senza più tergiversare. La sentenza determina più punti fermi, non più contestabili.

L’introduzione di un minimo salariale di 20 franchi l’ora non contravviene né al principio costituzionale della libertà economica né al diritto federale ed è abbastanza basso perché questa misura di politica sociale non possa essere equiparata a una misura di politica economica. Il Tribunale federale veglia all’applicazione del diritto sull’insieme della Confederazione e ha evidenziato come il minimo salariale di 20 franchi l’ora equivalga al reddito determinante per le prestazioni complementari AVS/AI, valido in tutta la Svizzera e quindi, oltre che a Neuchâtel, anche per il Ticino.

Benché differenti nel dettaglio, sulla questione dei settori, l’iniziativa di Neuchâtel e “Salviamo il lavoro in Ticino” condividono lo stesso principio: l’introduzione di un minimo salariale generale, valido per tutti quindi anche per l’insieme dei settori. Questo significa che lo Stato non può e non deve introdurre un minimo salariale legale che implica un suo intervento! Così come il reddito determinante delle prestazioni complementari AVS/AI è un minimo valido per tutta la Svizzera, 3'750 franchi equivale alle prestazioni sociali di base per un’economia domestica media in Ticino.

Non è perciò accettabile che lo Stato riconosca la legalità a un salario minimo inferiore, per cui il suo intervento è necessario. Le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che elargiscono dei salari inaccettabili.
 
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