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07.12.2017 - 09:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gli (almeno) sette perché del PS. "Sul caso Argo non vogliamo propaganda ma risposte"

I socialisti stigmatizzano "linguaggio e toni che non si addicono alla gravità del caso, poco consoni al senso stretto dello Stato e che non possiamo accettare", ricordando una serie di interrogativi ancora aperti. "Disapproviamo anche gli attacchi alla stampa, e vogliamo sapere..."

BELLINZONA - Dopo qualche giorno di silenzio generale, il PS torna sul caso Argo 1. Dopo la lettera annunciata da Dadò e il sostegno pipidino, i socialisti scrivono che "durante gli ultimi giorni, così come la cittadinanza del Cantone,abbiamo assistito nostro malgrado a uno scomposto tentativo di ricoprire lo scandalo ‘Argo 1’ e la tassativa necessità di risposte attraverso degli atti di pura propaganda politica".

Non quello che desiderano, anzi, "atti veicolati da un linguaggio e da toni che non si addicono alla gravità del caso, poco consoni al senso dello Stato e che il Partito Socialista non può accettare. Le questioni e gli interrogativi tuttora aperti esigono delle risposte supportate da dati di fatto verificabili invece dell’evidente tentativo di distogliere l’attenzione dai fatti e disorientare l’opinione pubblica. In questo senso, il PS disapprova anche gli attacchi alla stampa sprovvisti di elementi fattuali, volti unicamente a screditare il lavoro di seri professionisti preoccupati di informare in modo oggettivo la popolazione".

Il PS ricorda di aver chiesto sin da subito chiarezza, e di aver sostenuto l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta (ora al lavoro). 

"Le domande e le zone d’ombra vanno affrontate senza più indugi, contrastando qualsiasi tentativo volto a distrarre l’attenzione dai quesiti posti", afferma la nota firmata da Igor Righini, che lancia una serie di aomande ancora senza risposta:

“Perché il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) ha dato mandato all’agenzia di sicurezza ‘Argo 1’ benché al momento dell’incarico non esistesse ancora?”

“Perché è stata scelta ‘Argo 1’ benché non disponesse delle indispensabili referenze?”

“Perché è stato affidato l’incarico a ‘Argo 1’ benché non disponesse del personale necessario?

“Per quali ragioni i responsabili del DSS hanno firmato un contratto retroattivo per il mandato affidato ad ‘Argo 1’?”

"Per quale ragione l’incarico è stato affidato in assenza della risoluzione del Consiglio di Stato?”

“Quali sono i motivi che spiegano la reiterata violazione della Legge sulle commesse pubbliche nello scandalo ‘Argo 1’?" 

“Per quali ragioni sono stati effettuati i pagamenti per un importo complessivo di 3.4 milioni di franchi in assenza dei documenti necessari?”.

Non è finita. "Domande cui vanno sommate altre questioni e che esigono anch’esse delle risposte: il sospetto che ‘Argo 1’ fosse a conoscenza dei controlli, il ragionevole interrogativo riguardo al fatto che in seno al DSS ci fosse coscienza del problema, il fatto che sia in atto un’inchiesta penale per delitto fiscale e riciclaggio, il fatto che le ore supplementari dei dipendenti di ‘Argo 1’ siano state pagate in contanti (8'000 ore per un importo di 190'000 franchi) e non siano state dichiarate; i fatti relativi al Direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, la sua richiesta di “non voler impiegare” l’ex-dipendente di ‘Argo 1’ “presso la PCI di Camorino” e gli incontri relativi ai fatti di Bormio.
Domande e quesiti che vanno affrontati con la dovuta serietà, a cui vanno date le risposte che le cittadine e i cittadini del Cantone attendono ormai da mesi e che non possono essere soffocate dalla propaganda politica".

I socialisti, che confidano nel lavoro di chi sta indagando, vogliono risposte.
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