Politica
16.01.2018 - 19:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Gli scenari secondo Cattaneo, "quella dell'UDC è un'iniziativa pericolosa. Se passa il sì, o entriamo nell'UE o ci isoliamo"
Il liberale, che è anche imprenditore, ritiene comunque che sia "un atto di chiarezza democratica. Il popolo dovrà dire se vale la pena sacrificare i bilaterali per la libera circolazione. Sono un buon compromesso, che ci hanno permesso di restare sovrani ma nel mercato dell'UE". E sul lavoro dice che...
BELLINZONA – Ora è realtà: l’UDC ha fatto partire la raccolta firme per disdire la libera circolazione delle persone. E Rocco Cattaneo, da imprenditore e da politico, Consigliere Nazionale per il PLR, è convinto che sia uno spartiacque. Ovvero, che i bilaterali fossero un compromesso “che ci ha consentito di rimanere una nazione completamente sovrana ma di restare sul mercato dell’Unione europea”.
Come ha detto a liberatv.ch, però, le soluzioni che si prospettano sono due. Ovvero, isolarsi oppure entrare in Europa, Cattaneo non vede vie di mezzo, come era stato l’accordo sul 9 febbraio. A suo avviso, infatti, il Consiglio Federale ha trovato una soluzione per salvaguardare i bilaterali stessi. Ora non sarà piìu possibile.
Di quella UDC dice che “è sicuramente un’iniziativa pericolosa per l’economia svizzera. Ma penso anche che sia un atto di chiarezza importante per la democrazia. Spetterà al popolo valutare se vale la pena di sacrificare i bilaterali sull’altare della libera circolazione delle persone”, perché è convinto che con la clausola ghigliottina cadrebbero anche gli altri bilaterali, sulla scia di un eventuale sì.
E poi? Il rischio è di rimanere tagliati fuori dai mercati europei, che assorbono i due terzi del mercato svizzero. A suo avviso, libera circolazione non vuol dire far west ma “creare nuove opportunità economiche e di sviluppo”.
Il Ticino è fragile, essendo regione di frontiera, spiega. I problemi non li vuole negare. “Credo che si debba per esempio incentivare la comunicazione costante tra imprenditori e uffici regionali di collocamento. Il mio gruppo, che a dispetto di chi mi ha per anni criticato conta solo il 35% di frontalieri, pagati secondo parametri di contratti collettivi, lo fa regolarmente e con ottimi risultati. Non possiamo sottacere che la metà delle 8’000 persone in assistenza non ha purtroppo in mano nemmeno un attestato di tirocinio. Questo significa che occorre lavorare ancora molto sulla formazione, la riqualifica e il reinserimento professionale. Oltre che migliorare le condizioni quadro in particolare favorendo fiscalmente le imprese e chi crea posti di lavoro…”