BELLINZONA – Ora, teoricamente, si può rimanere in carica tutta la vita. Il Gran Consiglio ha deciso di non porre limiti, come invece volevano due iniziative, che miravano a fissare a otto anni massimo la possibilità di rimanere in Consiglio di Stato (due legislature dunque) e quattro legislature tutte le altre cariche, comprese quelle nei comuni.
In ben 73 deputati hanno detto no, aprendo il dibattito.
Contrario al poter rimanere per più di 16 anni sulla stessa poltrona Boris Bignasca, che si è battuto a favore dell’accettazione delle iniziative. “Oggi in Gran Consiglio vince (ancora) il Partito Trasversale delle Cadreghe! Respinta purtroppo la proposta mia e di Lepori (su base dell’iniziativa del compianto Angelo Paparelli) per limitare a 4 legislature le cariche politiche. Al Partito Trasversale delle Cadreghe piace che chi sta al potere occupi la stessa Poltrona per 20 anni e oltre! Complimenti...”, ha scritto, amareggiato, sui social.
Oggi il Partito Liberale, che invece era contrario, giustifica il suo parere affermando che “è la necessità di rispettare i Comuni. Il Gran Consiglio la deve smettere di “ficcare il naso” in aspetti politici che non lo riguardano e rispettare con maggiore attenzione l'autonomia dei Comuni, che sono certamente in grado di decidere autonomamente. Il PLRT ribadisce quindi la propria attenzione verso le realtà comunali, come primo e fondamentale livello istituzionale del nostro Stato federalista. Questa è la vera civica che intendiamo salvaguardare per buona pace di chi propone vuoti slogan declamatori pensando così di difendere le proprie di “cadreghe”.
“Nei suoi statuti (Art. 64), il PLRT indica poi a chiare lettere che le cariche pubbliche in seno al Partito sono limitate a quattro legislature (per un massimo di sedici anni) dando però la possibilità di adottare delle deroghe in casi particolari. Vige quindi una precisa autoregolamentazione interna per favorire il rinnovo delle cariche senza la necessità di creare nuove ed inutili leggi “ad hoc” che vadano ad appesantire un apparato legislativo già di per sé sovraccarico. I partiti sanno assumersi autonomamente le proprie responsabilità di fronte al cittadino e se non sono in grado di rinnovarsi, sono destinati a pagarne le conseguenze alle urne, grazie alla capacità di giudizio dell’elettore”, aggiunge. Ovvero, non servono leggi, decida il partito.
Interessante e da un lato difficilmente interpretabile il parere di Claudia Crivelli Barella. Che ha votato a favore della possibilità di rimanere in carica, se si ha la passione, ma vuole, visto il dibattito, un ricambio generazionale. Ecco l’intervento della Verde: “Ieri in Gran Consiglio ho votato a favore della libertà: libertà di impegnarsi in una carica politica anche più di quattro legislature. Non sarà il mio caso, ma ho stima per chi si impegna per la cosa pubblica e riesce ad avere un tempo di percorrenza politica con la stessa passione degli inizi anche per anni: in ogni caso, è chi vota a decidere. Oggi vedo lo spazio dato ai soliti indignati con i soliti nomi e alzo gli occhi al cielo: se invitassimo a candidarsi solo persone di buon senso e con poca vogla di fare show mediatici, avremmo un buon ricambio. Vi prego, donne giovani e meno giovani, e persone di buon senso e senza interessi personali diretti: buttatevi per le prossime elezioni cantonali, il Ticino ha bisogno di aria nuova!”.