BELLINZONA - C’è voglia di cambiamento, nei Verdi. Chi è stato ritenuto responsabile del caso Argo non deve più essere in sella, si sottintende nel comunicato inviato in redazione. Dopo le dure critiche della CPI al Consiglio di Stato, che a sua volte le rispedisce al mittente, il movimento ecologista è indignato e parla di “un giallo ambientato nella pubblica amministrazione di una repubblica delle banane ed invece è il Ticino. Ancora una volta toccato pesantemente nella credibilità delle proprie istituzioni dopo una legislatura davvero deleteria”.
Il rapporto racconta, per i Verdi, “la storia di un triste sistema di clientelismo tra PPD e PLR, incompetenza, amatori allo sbaraglio e politici che non si assumono delle responsabilità”.
Cosa se ne ricava?”Funzionari che fanno e disfano, consiglieri di Stato che non comunicano con i colleghi e non verificano neppure l'operato dei propri sottoposti, mandati senza concorso per oltre 3 milioni di franchi senza motivazioni e, dulcis in fundo, funzionari chiamati a chiarire i contorni della vicenda che raccontano versioni concordate, omettono e ritrattano”.
“Ma non basta”, proseguono. “Il finale della vicenda è ancora più incredibile. Consigliere di Stato ancora candidato alle prossime elezioni, presidente di partito con accesso illimitato agli uffici governativi ancora in sella, funzionari dirigenti inadempienti ancora al loro posto o congedati con onore”.
Viene contestato il fatto che”il Consiglio di Stato non abbia neppure l'umiltà di accettare le critiche e respinge le tesi della CPI”.
“Un atteggiamento da casta che speriamo vivamente abbia stancato a sufficienza i cittadini elettori che anziché starsene a casa ad aprile lancino un segnale votando forze politiche fresche e non coinvolte. Questa è l'ora di mandare a casa la casta!”, termina la nota.