BELLINZONA – Ieri in aula del Gran Consiglio si è tornati a parlare di rinvii di clandestini verso altri paesi. In particolare lo ha fatto Lisa Bosia Mirra, difendendo una petizione, “Shems”, ovvero speranza, che è stata ritenuta evasa.
Infatti, chiedeva di bloccare i rinvii verso Italia e Ungheria: questi ultimi sono già sospesi a causa dei centri di detenzione.
Bosia Mirra ha voluto comunque sottolineare la prassi dei rinvii, soprattutto ora con l’introduzione del Decreto Sicurezza in Italia.
“La Polizia si reca a casa loro senza preavviso tra le 5-6 del mattino. Hanno 15-20 minuti per fare i bagagli, poi vengono accompagnati alla Stampa, di solito per una notte, talvolta direttamente a Zurigo con il cellulare della polizia. Dopo la notte alla stampa talvolta vengono portati a Realta (dove vige il carcere duro con una sola ora d’aria al giorno) e in seguito messi su un aereo e mandati a Milano, Roma, Bari”, spiega, in poche e crude parole.
Qui riecheggia l’eco di alcune storie, di famiglie con bambini, di cui una malata, di cui si è parlato.
E poi? “Una volta arrivati in Italia non trovano alcun aiuto, sostegno. Non sanno dove andare, nessuna informazione, soldi, accompagnamento. Nessun diritto all’alloggio, spesso sono semplicemente per strada. E il Decreto Sicurezza ha peggiorato le cose”, ha concluso la deputata.
Ha poi citato il caso, complesso e ancora in sospeso, della famiglia Gemmo, che ha ricevuto grande sostegno per rimanere in Svizzera.
Oltretutto, ha proseguito la socialista, il 13 settembre scorso la Svizzera è stata bacchettata dall'ONU per il rinvio di un uomo eritreo, perchè una dichiarazione contro la tortura lo ritiene in pericolo. Come lo sarebbero, secondo Amnesty, almeno 60 persone che la Svizzera vorrebbe rinviare.