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Cronaca
23.09.2018 - 09:320

Nessuna irruzione, la donna eritrea avrebbe preparato i bagagli prima di partire con calma

Un video avrebbe ripreso i momenti precedenti alla partenza della donna e dei suoi due figli. La situazione probabilmente è degenerata dopo

LUGANO – Un video smentirebbe quanto meno la prima parte della storia raccontata dai sette cittadini che hanno indignato il Ticino col racconto del tentativo di rimpatrio forzato della mamma eritrea e dei suoi due figli di 8 e 4 anni.

Secondo il Caffè, infatti, delle immagini riprese all’interno della pensione La Santa di Viganello, dove erano ospiti, il tutto si svolge con tranquillità. Non c’è irruzione degli agenti, si vedono tre poliziotti in borghese, due uomini e una donna. La mamma prepara i bagagli e sino al momento di salire in auto verso Zurigo, tutto è calmo.

Ma cosa sia successo poi, non si sa. Il rimpatrio non è stato eseguito. Il settimanale ipotizza che la donna si sia resa conto in quel momento di che cosa stava accadendo e che da lì sia iniziato il dramma, con lei in lacrime e i figli che vomitavano, l’equipaggio dell’aereo che li ha fatti scendere e la chiamata della donna al proprio legale. e quella foto sotto accusa, ovvero di una persona legata e imbavagliata, che sarebbe stata loro mostrata.

"La Svizzera, a Ginevra ospita il Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia. E poi ci comportiamo in questo modo? Questa è una vicenda che dovrebbe farci indignare, perché siamo tutti esseri umani, con gli stessi diritti. Soprattutto il diritto di essere rispettati, ancora di più in uno stato di grave vulnerabilità come quello di una mamma con figli piccoli”, ha detto al Caffè Gabriela Giuria, attivista per i Diritti Umani e membro di Daisi, Donne Amnesty International della Svizzera Italiana, interpellata anche sull’altro caso di una donna eritrea, quella con la bambina malata.

La petizione online del gruppo di cittadini che hanno denunciato la storia ha raccolto ormai 1’800 firme, e anche la politica si è mossa con alcuni atti.

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