BELLINZONA – Agire a livello cantonale contro la firma dell’accordo quadro. È quanto ha chiesto l’UDC svizzera alle sue sezioni, ed è quanto intende fare il partito democentrista ticinese.
“Nelle ultime settimane, sono emersi diversi pareri di esperti che mettono in guardia dal sottoscrivere tale accordo ma, si sa, la lobby pro-UE della Berna federale è potente, e quindi è più che opportuno che i cantoni facciano pressione affinché non si firmi sconsideratamente un trattato che significherebbe la fine del federalismo svizzero”, si legge in una nota inviata in redazione.
"L’appello di UDC Svizzera è già stato raccolto dai gruppi parlamentari UDC dei cantoni Friburgo, Lucerna, San Gallo, Zugo e Zurigo che hanno presentato o stanno per presentare la domanda di iniziativa cantonale. Il Ticino sarà dunque il sesto cantone a dar seguito alla richiesta, ma è presumibile che parecchi altri gruppi parlamentari UDC cantonali ne seguiranno l’esempio”.
Perché un’iniziativa cantonale? “Agli occhi dell’UDC , appare evidente che questo accordo-quadro riduce massicciamente l’autonomia della Svizzera, in particolare per il fatto che questa dovrebbe riprendere sistematicamente il diritto dell’UE e che, in caso di controversie, dovrebbe sottomettersi alla Corte di giustizia dell’UE. Fra i vari punti negativi per il nostro paese, ce n’è uno condiviso anche dalla sinistra che già qualche tempo fa aveva espresso le sue riserve, ossia la caduta delle attuali misure d’accompagnamento a protezione dei salari in Svizzera. Inoltre, questo trattato obbliga la Svizzera ad applicare delle leggi emanate dall’UE, in altre parole, esautora delle sue competenze il potere legislativo elvetico – ossia parlamento, popolo e cantoni. La democrazia diretta e le sue relative votazioni diventerebbero una pura operazione di facciata, perché nulla potrebbe più essere deciso dal popolo svizzero che non fosse compatibile con le decisioni di Bruxelles”, prosegue il comunicato.
“Altro punto assolutamente inaccettabile, è il riconoscimento del tribunale della controparte quale istanza suprema e inappellabile in caso di controversie. Si è cercato di dissimulare questa concessione fatta all’UE parlando dell’istituzione, quale panacea di tutti i mali, di un tribunale arbitrale paritario. Si è però accuratamente evitato di informare che questo tribunale sarebbe vincolato al diritto UE e, soprattutto, alle decisioni della Corte di giustizia UE (CGUE). Il che ne vanifica qualsiasi pretesa d’imparzialità. Oltre a ciò, l’accordo sarebbe svantaggioso per la Svizzera anche finanziariamente. Infatti, invece dei versamenti decisi di volta in volta dalla Confederazione a titolo di aiuto allo sviluppo, a favore di singoli paesi e vincolati a precisi progetti, l’UE pretende un versamento sistematico annuale di un importo fisso. La Svizzera si dovrebbe poi assoggettare alle regole inerenti alla concorrenza imposte dall’UE, il che significherebbe la fine di qualsiasi aiuto pubblico a categorie, imprese, istituzioni, enti, eccetera, inclusa la garanzia dello Stato alle banche cantonali”.