LUGANO – Una doppia intervista senza peli sulla lingua, su presente, passato e futuro della Lega. Il Movimento di via Monte Boglia è una sorta di unicum nel panorama svizzero, per questo la Neue Zürcher Zeitung ha voluto sentire Boris Bignasca e Marco Borradori per saperne di più.
A partire da quando, come racconta il sindaco di Lugano, nel movimento c’erano persone con una marcata tendenza a sinistra. Sì, perché la Lega inizialmente, spiega Bignasca, era un movimento di protesta populista, e il posizionamento a destra è arrivato in particolare a causa delle “questioni sempre più urgenti dell'UE e soprattutto dopo l'entrata in vigore del bilaterale 2002/2007”.
Quel che differenzia la Lega dagli altri partiti è il non avere una struttura come tutti gli altri. “L’affermazione generale secondo cui mio padre Giuliano aveva comando è errata. Piuttosto, è stato il punto di riferimento fondamentale per tutti i leghisti. Come lo sono ora i Colonnelli. Chi sono? Rappresentano un corpo di politici della Lega che sono stati eletti dal popolo in un'importante funzione pubblica. Quindi sono consiglieri di stato, deputati, consiglieri nazionali o membri di dirigenti della comunità. In precedenza, il gruppo era composto da dieci persone che guidavano la Lega dalla morte di mio padre. Mio zio Attilio Bignasca ha assunto occasionalmente un ruolo di coordinamento. Dopo le elezioni di aprile di quest'anno, il gruppo di "Colonnelli" è stato ampliato per includere i membri della fazione della Lega nel parlamento cantonale. Adesso siamo in venti persone”, spiega Bignasca. Il Movimento crea un decalogo di temi importanti prima di ogni elezione, aggiunge.
La differenza con altri partiti è una sorta di ingenuità, secondo Borradori. “Non siamo abituati al potere, perché siamo ancora giovani e non possiamo avere tanti decenni di esperienza esecutiva come gli altri partiti ticinesi. Siamo ancora un po 'ingenui e non lo considero negativo. Siamo ancora molto spontanei nei termini, ad esempio, dell'organizzazione interna della Lega o dell'elezione dei candidati. Spesso decidiamo ad hoc”. Molto onestamente, ammette che Giuliano Bignasca manca molto e che pensava, al suo decesso, che la Lega potesse avere sei mesi di vita, poi le vittorie elettorali hanno cambiato il destino del Movimento.
Per Bignasca, non vi sono solo due ali nel movimento, bensì svariate. “Esiste una fazione Lega affiliata all’UDC, che si raduna attorno al nostro Consigliere di Stato Norman Gobbi. Poi c'è la nuova ala, molto pragmatica, del nostro secondo Consigliere di Stato Claudio Zali, che si impegna a proteggere l'ambiente. Successivamente abbiamo il Magistral Lega Group del sindaco di Lugano Marco Borradori. E io stesso sono impegnato a mantenere l'ala sociale: voglio risolvere i grandi problemi del Ticino di natura economica e sociale. E combattendo questi problemi, accetto il termine "ribelle".
Il sindaco di Lugano ammette di allontanarsi qualche volta dai toni del Mattino, i due interlocutori poi non concordano sui motivi della frenata elettorale di aprile. Se Borradori sostiene che si discute molto francamente all’interno della Lega e che forse ai tempi le varie fazioni erano più chiare una con l’altra, per Bignasca sono invece vicine: per entrambi, però, si è stati troppo istituzionali, e questo ha penalizzato.
Concordano invece sul fatto che uno dei maggiori problemi del Ticino è il frontalierato. Una doppia imposizione renderebbe meno attrattivo il venire a lavorare da noi, mentre per Borradori il fatto di poter assumere lavoratori dall’Italia in effetti non ha aiutato la piazza economica.
Sull’UDC, alleato anche per le Nazionali, Bignasca dice che “si dimostra soprattutto come un buon partner quando si tratta di agire con i referendum o nelle elezioni. Naturalmente, la rivalità c’è, ma che è stimolante, L'UDC, che non ha alcun membro del Consiglio di Stato può utilizzare al meglio quella che dovrebbe essere anche la nostra forza: i diritti del popolo. Quindi in merito devo "mea culpa" per esprimere uno come deputato leghista”. Insomma, Bignasca vorrebbe una Lega più attiva coi diritti popolari.