POLITICA
3'000 franchi uno stipendio con cui si può vivere? "La Santa Alleanza lo sdogana"
Il ForumAlternativo all'attacco: "A sostenerlo sono Governo, istituzioni, organizzazioni padronali, partiti e alcune precise “organizzazioni sindacali”. In realtà è inferiore alle prestazioni sociali"

BELLINZONA – Governo, istituzioni, organizzazioni padronali, partiti e alcune precise “organizzazioni sindacali” che vogliono sdoganare l’idea che un salario sui 3'000 franchi sia accettabile. La discussione sul salario minimo è ancora in alto mare, anche se dovrà giocoforza tornare d’attualità, il ForumAlternativo intanto punta il dito su chi cerca di rendere normale uno stipendio che di fatto non lo è.

“Uno spettro s’aggira sempre più minaccioso nel nostro Cantone, quello del dumping salariale dilagante che favorisce lo sfruttamento dei lavoratori e produce esclusione sociale. Come è noto, la nostra è la regione in Svizzera che detiene la maglia nera nelle retribuzioni dei lavoratori. Purtroppo non è l’unico record negativo del mercato del lavoro cantonale. Una situazione non accidentale ma frutto di precise responsabilità”, si legge.

“Negli ultimi 15 anni in Ticino esiste una sorta di “Santa Alleanza” tra Governo, istituzioni, organizzazioni padronali, partiti e alcune precise “organizzazioni sindacali” che ha sdoganato l’idea che un salario di 3'000 franchi al mese possa essere uno stipendio accettabile. In realtà è uno stipendio da fame, inferiore ai livelli delle prestazioni sociali, che impedisce una vita dignitosa”, è la constatazione del gruppo di sinistra.

“Certe organizzazioni sindacali hanno abdicato rispetto al loro ruolo e sottoscrivono sempre più sovente contratti collettivi con salari miserabili. Lo abbiamo visto di recente con le “negoziazioni” dei contratti collettivi nella vendita o nelle imprese di pulizia. Contratti collettivi al ribasso che si ripercuotono poi negativamente in altri settori. Ricordiamoci che il nostro Cantone è stato escluso dall’applicazione del salario minimo del contratto degli shops annessi alle stazioni di benzina, negoziato a livello nazionale. Il Ticino è escluso perché il salario sottoscritto nel resto della Svizzera (3600 franchi al mese…) è stato giudicato, su spinta padronale, “fuori mercato” e dunque troppo alto, rispetto ai 3'200 franchi previsti dal contratto cantonale della vendita. Una vergogna”, prosegue la nota.

Che poi attacca la politica: “Inoltre, abbiamo associazioni padronali, spalleggiate nel mantenimento dei bassi salari dai partiti di Destra di riferimento, che mirano unicamente ad alimentare i profitti del mondo economico. Ma le responsabilità investono anche il Governo che, senza arrossire, propone un salario minimo legale tra i 18.75 e i 19.25 franchi l’ora, circa 3'000 franchi mensili. Lo stesso Governo che si prodiga per rendere obbligatori quei Contratti collettivi dal minimo salariale sui 3'000 franchi”.

“Non dimentichiamo, infine, la Commissione tripartita che ha emanato il maggior numero di Contratti normali di lavoro del Paese per, teoricamente, contrastare il dumping. Guarda caso, si tratta di salari anch’essi di 3'000 franchi mensili. Così il dumping non viene contrastato, ma sdoganato dalle stesse istituzioni”, continua l’attacco.

Che termina: “E il cerchio si chiude. Nel nostro Cantone qualità di vita e di lavoro si deteriorano sempre più, crescono la povertà e l’esclusione. Il tutto benedetto della “Santa Alleanza”. È davvero ora di cambiare!”. Non viene detto però come. Alle urne, presumibilmente, viene fatto intendere?

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