POLITICA
Il Ticino penultimo come investimenti per la scuola. E i fattori socio-economici sono ancora troppo determinanti
Manuele Bertoli sottolinea come "dal 1990 al 2016 la spesa pubblica, o meglio, l’investimento per l’educazione, è cresciuto molto in termini assoluti e in maniera costante". Eppure è poco. Altri dati che fotografano la scuola ticinese

di Manuele Bertoli*

Il documento Scuola ticinese in cifre 2019, sviluppato dalla Divisione della scuola del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (vedi allegato), ha lo scopo di offrire una panoramica quantitativa della scuola ticinese, utile per identificare per tempo aspetti e tendenze su cui lavorare in prospettiva futura. 

Ecco alcuni dati che meritano una sottolineatura.

La suddivisione degli allievi del secondo biennio di scuola media in rapporto alla frequenza dei corsi attitudinali o di base mostra chiaramente che a frequentare tutti e due i corsi attitudinali sono tendenzialmente allieve (61.9% contro il 53.5% dei maschi), allievi svizzeri (63.8% contro il 38.3% degli stranieri) e allievi di lingua madre italiana (61.8% contro il 41.7% di altra lingua madre). 

A frequentare entrambi i corsi base sono invece tendenzialmente allievi maschi (27.8% contro il 21.6% delle femmine), stranieri (38.8% contro il 20.3% degli svizzeri) e allievi di lingua madre non italiana (34% contro il 22.3% degli allievi di lingua madre italiana). 

Ciò indica che oggi la probabilità di avere accesso ai corsi attitudinali e alle opportunità formative e professionali che la loro frequenza consente è statisticamente correlata a fattori inalterabili di tipo personale, aspetto problematico che necessita di un cambiamento.

Un secondo dato interessante riguarda l’evoluzione del tasso di maturità liceale e cantonale di commercio degli allievi domiciliati in Ticino secondo il sesso. In quest’ambito il tasso dei maschi che ottengono la maturità è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi 30 anni (passando dal 22% del 1980 al 23.2% del 2016). Il tasso di femmine che hanno ottenuto una maturità liceale e cantonale di commercio nello stesso periodo è invece quasi triplicato, passando dal 12.6% del 1980 al 31.4% del 2016.

Per quanto riguarda i docenti, è interessante soffermarsi sulle differenze di genere tra i docenti delle scuole pubbliche secondo il grado di formazione. Nel 2017/2018 il 75.4% dei docenti del primario e secondario I erano femmine. I maschi prevalevano invece, seppure in maniera più contenuta, quali docenti del secondario II (54.5%) e del terziario (61.2%). Sempre nel 2017/2018 la grande maggioranza dei docenti a tempo parziale è costituita da insegnanti femmine.

Dal profilo politico il punto più critico e interessante su cui soffermarsi è però indubbiamente l’ultimo, legato alla spesa pubblica per l’educazione. Se ci limitassimo a guardare il Ticino potremmo essere contenti. Dal 1990 al 2016 la spesa pubblica, o meglio, l’investimento per l’educazione, è cresciuto molto in termini assoluti e in maniera costante (seppur più moderata) in termini percentuali (dal 18.3% al 23% della spesa complessiva di Cantone e Comuni). 

La situazione è però decisamente meno rosea se si guarda al confronto intercantonale, dove siamo al 23° posto in termini di spesa per l’educazione in percentuale alla spesa pubblica e al 24° in termini di spesa per l’educazione in proporzione al PIL cantonale.

La scuola e la società evolvono, ma i dati contenuti nella presente pubblicazione ci indicano che c’è ancora diverso lavoro da fare per rendere il nostro sistema formativo all’altezza delle sfide alle quali esso è confrontato.

*Consigliere di Stato

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