BELLINZONA – Fra qualche mese (dopo rinvio dovuto al Covid) si voterà sulla libera circolazione. Franco Celio, ex deputato PLR, in una opinione inviata in redazione è bombastico. Per prima cosa, punta il dito contro l’operato delle Dogane nei primi giorni di pandemia, poi afferma senza mezzi termini che il Consiglio Federale vuole aderire all’UE. E non crede alla clausola ghigliottina, perché convinto che qualcuno aiuterebbe la Svizzera.
Se per qualcuno “il coronavirus dimostrerebbe la bontà della libera circolazione”, per lui “sarebbe bene non dimenticare che all'inizio di marzo il governo cantonale aveva deciso di lasciar entrare solo i frontalieri muniti di regolare permesso di lavoro”. Ma a suo avviso non è andata così: “poiché le dogane dipendono dalla Confederazione, ossia dal Consiglio federale, impegnato a difendere l'ideologia in parola, per due o tre giorni non se ne fece nulla(e la "nostra" Radio ne riferì con malcelato compiacimento). Diversi intervistati dissero anzi di aver potuto passare il confine come niente fosse. Sembra infatti che anche la Polizia non si sia fatta vedere, neppure a debita distanza dalla frontiera (dove le regole di Schengen le impongono di restare). E così il Covid-19 ha potuto insediarsi indisturbato, mentre sarebbe stato più che opportuno interrompere subito ogni contatto con le regioni di oltre-confine infettate dal virus”.
“Intendiamoci: la pandemia sarebbe probabilmente arrivata anche senza libera circolazione”, smorza. “È però probabile che senza questa "via privilegiata", la sua diffusione sarebbe stata perlomeno attenuata, e non avrebbe portato il Cantone sull'orlo della crisi sanitaria”.
Tornando alla votazione, a suo dire la clausola ghigliottina, ovvero quella che dice che se cade un accordo cadono automaticamente tutti, “mi sembra però un argomento tirato per i capelli”, poiché “l'UE potrebbe infatti applicare questa clausola solo col consenso di tutti gli Stati membri”.
“Ma il nostro paese qualche alleato potrebbe ancora averlo, magari anche non molto lontano dai propri confini. Ad esempio la Germania (che l'anno scorso ha comprato in Svizzera merci per qualcosa come 61,6 miliardi di Euro e vendendone circa altrettante), pensate che ad un partner del genere ci "sputerebbe sopra"?”, è convinto, sebbene “qualche burocrate di Berlino, se del caso, potrebbe farlo per punire la Svizzera per il reato di carente europeismo è naturalmente possibile, ma che gli industriali tedeschi la pensino allo stesso modo, è ancora da dimostrare!”
“Certo, gli alleati occorre trovarli. Ciò che il Consiglio federale, che scalpita per aderire all'UE medesima, non ha probabilmente nessuna intenzione di fare!”, termina Celio.