BELLINZONA - L'MPS è critico con il DECS per le misure introdotte per proteggere gli allievi dal Coronavirus: la mascherina obbligatoria solo per due settimane passerebbe un errato messaggio di normalità, mentre rinunciarvi per i vaccinati creerebbe problemi ai docenti.
Ma le frecciatine non sono solo al Dipartimento di Bertoli, bensì all'intera gestione della pandemia. "La quarta ondata è ormai arrivata, gli ospedali ticinesi si preparano per far fronte ad un
ormai inevitabile aumento dei contagi. Una situazione che era in parte attesa, vista la lentezza con la quale avanza la campagna vaccinale e l’allentamento delle misure di contenimento. Anche in questa situazione la responsabilità non può essere addossata unicamente ai singoli cittadini: il governo cantonale non ha promosso una campagna vaccinale attiva (addirittura due esponenti del governo hanno dichiarato di non essere vaccinati e di aspettare il momento opportuno per farlo…) e per venire incontro alle esigenze dell’economia, in particolare del turismo e dei settori a esso legati, si è venuti meno a qualsiasi forma di controllo dell’epidemia. Né ci paiono ancora sufficienti, le pur lodevoli iniziative annunciate dal farmacista cantonale negli ultimi giorni. Iniziative che, in ogni caso, rischiano di essere fortemente controbilanciate dal rifiuto del governo di avviare una politica attiva e di massa in materia di test".
E le scuole? "Ancora una volta, va notato preliminarmente, il DECS preferisce evitare che queste stesse misure possano essere discusse e eventualmente emendate da chi quotidianamente la scuola la fa ogni giorno, in particolare i docenti. I vari collegi, infatti, sono stati informati a cose fatte, non sono stati consultati e nemmeno ascoltati. Per non parlare del coinvolgimento di studenti e genitori. Un modo di agire al quale il DCES ci ha abituato da tempo e che genera unicamente malconteto e tensioni inutili. E questa volta non vale nemmeno la giustificazione dell’imprevedibilità o della sorpresa che poteva essere eventualmente evocata nel marzo del 2020…ma non oggi a più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia".
La diminuzione del massimo di allievi alle medie a 22 per classe era già decisa e non porta benefici contro il virus, commenta l'MPS.
"In particolare, mal si comprende l’idea di obbligare a portare la mascherina alle medie e alle medie superiori (in assenza di un attestato di vaccinazione) per le prime due settimane di scuola per poi renderla facoltativa. Si afferma che questa misura servirebbe a evitare i contagi dovuti al rientro dalle vacanze, come se poi, nelle settimane successive, i ragazzi vivessero in una bolla, protetti da qualsiasi possibile contagio. Una misura, quella di rendere facoltativa la mascherina, che avrebbe un senso unicamente se si avesse un’ampia percentuale di ragazzi vaccinati (e oggi la situazione non è questa) o se si integrasse una politica di test sistematici e periodici nelle scuole. Abolire l’obbligo della mascherina senza prevedere test sistematici rischia di diffondere nei ragazzi la falsa illusione di vivere in una situazione di normalità facendo sì che anche in altri contesti le misure di igiene vengano considerate poco credibili; inoltre espone docenti, ragazzi e famiglie a un rischio di contagio e potrebbe facilmente generare una spirale di quarantene poco utile al buon funzionamento della scuola", prosegue la nota,
"I test salivali periodici sono poco invasivi e rapidi (sono stati del resto caldeggiati dalla Confederazione) e mal si comprende l’ostinazione con cui il DCES si rifiuta di metterli in pratica nelle scuole. Questa misura permetterebbe di poter rinunciare alla mascherina in aula senza però esporsi a un rischio elevato di contagio", continuano le critiche.
"Per quanto riguarda le scuole superiori le disposizioni prevedono di poter togliere la mascherina, previa autocertificazione di essere vaccinati o guariti dal covid. Anche questa decisione suscita diversi interrogativi. Alla base di questo modo di procedere troviamo evidentemente l’idea che la crisi pandemica debba essere affrontata puntando sulla responsabilità individuale, una concezione che ha dimostrato tutti i suoi limiti. In un contesto come quello delle scuole superiori basarsi sulla responsabilità individuale mette anche in difficoltà i docenti che dovranno periodicamente verificare se il tale allievo è effettivamente vaccinato senza però verosimilmente avere accesso ai dati delle autocertificazioni che comunque sono teoricamente anonime…impossibile quindi per il docente sapere chi è vaccinato e chi no…. Insomma, un pasticcio burocratico che rischia inoltre di seminare zizzania tra studenti non vaccinati e vaccinati".
Infine, per riassumere il pensiero del Movimento: "Insomma ad un anno e mezzo di distanza le cose si ripetono, le decisioni vengono prese e annunciate con ritardo e senza coinvolgere direttamente chi le deve applicare, senza andare a intervenire su elementi strutturali e di fondo dell’organizzazione scolastica che potrebbero garantire una scuola in presenza più “normale” di quella dell’anno scorso; perché, è bene sottolinearlo, è vero che lo scorso anno la scuola è rimasta sempre aperta, ma questo non significa che sia stata una scuola normale sia per quel che riguarda le condizioni di insegnamento che quelle di apprendimento. L’ultimo anno di scuola è stato fonte di numerose difficoltà vissute sia dai ragazzi che dai docenti e l’incertezza e l’incuria con cui ci si prepara a riaprire non lasciano presagire nulla di buono… Incertezza generata anche dal fatto che ogni cantone fa a modo suo e mal si comprende come di fronte a un problema mondiale si possano applicare misure tanto diverse da cantone a cantone e i diversi ministri dell’educazione o il governo federale non siano in grado di stabilire una modalità di azione coordinata e comune".