POLITICA
Interessi sui crediti Covid, il Consiglio Federale alza i tassi. Mirante: “Scelta infausta. E la politica tace“
“Considerando gli incrementi dei costi che le aziende devono affrontare, sarebbe stato meglio posticipare di un anno tale decisione. E la politica non dovrebbe occuparsi delle PMI solo in campagna elettorale”
TiPress/Alessandro Crinari

di Amalia Mirante *

Le piccole e medie imprese (PMI) hanno trovato una sorpresa spiacevole nell’uovo di Pasqua: il Consiglio Federale ha alzato i tassi d'interesse sui crediti Covid-19, a un livello compreso tra l’1,5% e il 2%. Le condizioni economiche sono mutate in questo periodo, ma ciò non giustifica pienamente questa scelta, che potrebbe causare problemi aggiuntivi alle PMI, in particolare nel Canton Ticino.

Il governo federale giustifica essenzialmente in tre modi. Primo: mantenere bassi i tassi d'interesse causerebbe una distorsione del mercato, favorendo le aziende che si sono indebitate nel 2020 rispetto a quelle attuali. È un’argomentazione debole: i crediti Covid-19 sono stati erogati in un momento d’emergenza globale per fornire liquidità alle aziende durante il lockdown. Ciò rende inappropriati i confronti con la situazione attuale. Sarebbe come dire che chi ha bloccato un’ipoteca a un tasso fisso basso oggi debba pagare di più.

La seconda giustificazione è più stravagante e anche un po’ paternalista. A detta del Consiglio Federale mantenere bassi tassi d'interesse incentiverebbe le aziende a prolungare il proprio indebitamento. Anche in questo caso forse il Consiglio Federale dimentica che proprio per evitare problemi aggiuntivi legati alla restituzione del credito, allora erano stati decisi tempi piuttosto comodi.

Infine, il Consiglio Federale cita la necessità di coprire i costi di gestione delle banche. Questa motivazione appare alquanto inopportuna, almeno a livello di tempistiche, alla luce del recente mega intervento a favore di UBS nella vicenda del Credit Suisse.

Siamo consapevoli che l’inflazione ha determinato l’aumento dei tassi di interesse, ma perché il Consiglio Federale non ha posticipato di un anno questa decisione, soprattutto considerando gli incrementi dei costi che le aziende devono affrontare, come quelli energetici, degli affitti e dei tassi di interesse sui crediti ipotecari?

La situazione è ancora più difficile per le aziende nel Cantone Ticino. Nel 2020 sono stati attivati oltre 12.500 crediti Covid-19 (9,1% del totale nazionale) per un totale di 1,4 miliardi di franchi (8.1% del totale). E questo non perché in Ticino siamo meno bravi a fare azienda ma perché le condizioni strutturali e concorrenziali sono diverse rispetto al resto della Svizzera. E a suo tempo lo era stata anche l’incidenza del Covid.

In tutto questo cosa fa la politica? Tace, almeno per ora. Nessuno che abbia sollevato quesiti, critiche o anche solo perplessità per questa decisione. Ciò fa sorgere il dubbio, giustificato, che delle piccole e medie imprese molti politici si preoccupino solo in periodo di campagna elettorale. Purtroppo, i problemi e le sfide che le PMI devono affrontare non vanno in pausa per quattro anni, attendendo che la politica torni a occuparsi di loro.

 

*Deputata in Granconsiglio  - Avanti con Ticino&Lavoro

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