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20.07.2018 - 17:460

"Mai entrare in campo per non perdere. Renzetti è un tifoso, spero sia l'anno di Junior"

Il capitano Sabbatini parla della stagione del Lugano. "Con lo spareggio sarà più interessante ma più difficile. Vorrei un campionato almeno a 12 squadre"

LUGANO – Sarà la stagione del 110° compleanno del Lugano, che ha già cominciato a celebrarlo regalandosi un’amichevole di prestigio coi “coetanei” dell’Inter. Potrà arrivare l’Europa League come regalo? Lo abbiamo chiesto al capitano, Jonathan Sabbatini.


Domanda di rito prima dell’inizio: come vi sentite, come state?
“Personalmente mi sento bene, è normale che veniamo da una preparazione intensa. Ci auguriamo di far subito bene, certo che quando ci sono tanti carichi di lavoro ci vuole un po’ di tempo per arrivare in condizione. Sono molto positivo perché ritengo che la squadra stia lavorando molto bene”.


Come va, personalmente e per la squadra in genere, con mister Abascal? Lo scorso anno è subentrato in corsa, in questa preparazione siete diventati il “suo” Lugano.
“La squadra credo abbia capito il suo modo di vedere il calcio e la sua idea di gioco. Nell’ultimo periodo della scorsa stagione non era facile per lui cambiare o trasmettere la sua filosofia, nell’ultimo mese non era giusto cambiare. Adesso che siamo partiti da zero e che lui ci conosceva già, ha fatto comprendere a tutti le sue idee, in queste amichevoli, al di là dell’ultimo risultato che è stato la somma di errori tecnici e non di squadra, abbiamo mostrato di averle apprese”.


È l’anno del 110° compleanno del club, sarà speciale…
“Sarà un anno molto importante per noi, intesi come squadra e come club e tifosi, sia per i 110 anni sia perché si dovrà confermare ancora che il Lugano può giocare a questi livelli. Prevedo un torneo ancora più difficile poiché ci sarà lo spareggio della penultima con la seconda di Challenge League. Ci sarà da lavorare ancora di più per confermare che possiamo essere un club che rappresenta il Ticino e può giocare in Super League”.


Lo spareggio è positivo per il calcio svizzero in genere?
“Magari non per noi…, anche se va detto che al di là della prima stagione, nelle ultime due abbiamo mostrato di poter giocare sempre per la metà della classifica. Lo spareggio farà sì che la Super League sia più bella. A mio modo di vedere per renderla ancora più interessante ci vorrebbero ancora due squadre, un torneo a 12. Ritengo che chi è quinto non è corretto che rischi di retrocedere: è successo, negli ultimi due anni, che con un torneo così equilibrato anche da quarta e da quinta sino alle ultime giornate non eri sicuro di essere salvo, per chi cerca sempre di arrivare più in alto possibile non è bello. Il livello salirebbe. Anche a 16? Certo, anche se sarebbe un cambio importante, non so se è il momento adatto. Si potrebbe fare piano piano”.


Sei il capitano e sei qui da diversi anni, come hai vissuto le voci di una possibile cordata turca che poteva subentrare a Renzetti?
“Lì ho seguito poco perché ero in Uruguay, anche se ne avevo parlato con qualche compagno. Non ero preoccupato, da tanti anni girano voci in merito a un cambio di società e alla fine rimane sempre il presidente Renzetti. Finchè non vedrò un’altra persona al suo posto non mi farò altri pensieri. Lui avrà avuto le sue idee per vendere e poi non se l’è sentita, non so, spero e auguro al club, visto che giocatori e collaboratori passano e la squadra resta, che chi arriverà in futuro, o Renzetti se rimarrà lui, lo faccia per puntare in alto. Il Lugano merita tanto!”


Quanto è importante per voi Angelo Renzetti, un presidente molto legato al club e molto presente?
“Ha sempre detto di essere un tifoso. A volte quando parla lo fa più da tifoso che da presidente. Io lo conosco bene, quando dice quello che pensa so com’è. Oltretutto è presidente e ha diritto di dire quel che pensa. Io e i miei compagni dobbiamo fare i giocatori e pensare solo al campo, a far bene lì, a dimostrare, a non esaltarci quando le cose vanno bene e ad abbassare la testa quando vanno male, senza farci prendere da quel che si può creare attorno. Ho vissuto molti momenti, ma ogni volta in cui se ne è presentato uno duro ne siamo usciti. Ne arriveranno ancora e dovremo farlo di nuovo”.

Un pensierino all’Europa League lo fate?
“Sì, sempre. Ho imparato che quando si pensa a non perdere, si perde. Dobbiamo pensare ad arrivare più in alto possibile, salvarci il prima possibile poi provare ad arrivare in alto, il più possibile, magari rientrare nelle Coppe. Avendoci giocato, posso dire che non c’è cosa più bella, il sogno di ciascun calciatore”.

Gli allenatori non fanno mai nomi, tu che sei un giocatore puoi farlo: da chi dei tuoi compagni ti aspetti qualcosa in più?
“Mi auguro sia l’anno importante di Junior. L’ho detto anche a lui: assieme ad Alioski e Mariani era importantissimo, per come ha chiuso la stagione scorsa spero sia per lui l’anno della conferma, che possa aiutarci e poi magari andare in altri lidi, se lo merita e ha tutte le qualità per giocare ad alti livelli”.

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