di don Gianfranco Feliciani *
Scorazzando durante l’estate qua e là per le nostre belle montagne, incontro una coppia di alpinisti. Mi riconoscono, e subito dopo le presentazioni il discorso cade, ma guarda un po’, su… Dio! Si definiscono credenti a modo loro, ma confessano di far fatica a riconoscersi in una religione particolare, figuriamoci in un’istituzione come la Chiesa... Li lascio parlare e ascolto.
La domanda su Dio se la pongono, eccome, con molta serietà. D’altra parte sono attirati dal fascino misterioso della montagna e non potrebbe essere altrimenti. Ma chi è Dio? Quel fondamento di tutto che chiamiamo Dio è una fonte di luce o un abisso oscuro? È il compimento di ogni cosa o l’assurdità estrema? Com’è fatto Dio? È polivalente e bifronte come il Giano romano, o è enigmatico come la Sfinge, la strangolatrice che arreca la morte ai passanti? È imprevedibile come la dea Fortuna, la divina potenza del destino che dà benessere a pochi eletti, o è salvezza per tutti? Dio è angoscia o sicurezza? È sventura o felicità? Insomma, Dio è “per” l’uomo o “contro” l’uomo?
Come posso approdare a una risposta che mi soddisfi? Poiché perfino l’incanto della montagna, che così spesso si tramuta in disgrazia e morte, non basta a infondere serena sicurezza all’uomo. Comincio a parlare di Gesù di Nazaret e della sua “bella notizia”. Dio è “Papà”, è amore infinito capace solo di compatire e perdonare l’uomo. Questo Dio non è più il Dio teocratico dell’arbitrio o della legge: è totalmente diverso da quell’essere onnipotente e onnisciente, dittatore e centralizzatore, che porta a compimento i propri piani, non importa se con grandi o piccole “guerre sante” o con la dannazione degli avversari. Questo Dio non è come quello temuto da Marx, Nietzsche e Freud, che incute all’uomo fin dall’infanzia timori e sentimenti di colpa, e così finisce per essere soltanto la proiezione di angosce indotte, del potere
umano, dell’ambizione, della prepotenza e della brama di vendetta.
Un tale Dio può effettivamente agire come un “avvelenamento di Dio”. Il Dio che Gesù ci presenta è il Padre che gioisce più per la conversione di un solo ingiusto che per novantanove giusti, che ama di più il figlio prodigo che il figlio rimasto a casa, il pubblicano più del fariseo, gli eretici più degli ortodossi, le prostitute e gli adulteri più dei loro giudici, coloro che violano la legge più di coloro che della legge si proclamano i difensori. La narrazione che Gesù ha fatto di Dio è così rivoluzionaria, che per entrare nella luce del Vangelo è necessario diventare prima “atei”, cioè andare oltre le nostre proiezioni religiose.
I due alpinisti mi guardano alquanto stralunati. È come se sentissero parlare di Gesù per la prima volta. Ma a dire il vero è la sensazione che provo anch’io. La “bella notizia” di Gesù è sempre nuova, anche per chi l’annuncia da parecchi anni... Sempre nuova e sempre capace di sorprenderci e di metterci in questione!
*Arciprete di Chiasso