di don Gianfranco Feliciani*
Papa Francesco non si stanca di ripetere, e con quanta convinzione lo dice, che “la Chiesa è di tutti, tutti, tutti”. Giustamente anche i monsignori del sacro palazzo, su alcune questioni scottanti di grande attualità si sono sentiti chiamati ad ascoltare l’esortazione papale e a tradurla concretamente con alcune nuove disposizioni pastorali.
Il 31 ottobre scorso, il Dicastero per la Dottrina della Fede, guidato dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez, ha pubblicato un documento, con l’autorizzazione di papa Francesco, che non passerà inosservato. Le persone transessuali, anche se si sono sottoposte a trattamento ormonale o a intervento chirurgico di riattribuzione di sesso, possono chiedere e ricevere il sacramento del Battesimo. Possono inoltre svolgere il ruolo di padrini e testimoni di nozze in chiesa. Via libera anche a padrini omosessuali che convivono con un’altra persona. Come pure vanno battezzati i bambini delle coppie omosessuali anche se nati dall’utero in affitto, purché evidentemente vi sia la fondata speranza che vengano educati alla fede.
Ciò che è necessaria è quindi la fede! E la morale? Ma la morale cristiana scaturisce dalla fede e non viceversa. L’essenziale è credere in Gesù, ascoltare la sua Parola, accogliere il suo invito alla conversione, e poi ognuno – ma questo vale per tutti e non solo per i “diversi” – camminerà sulla via tracciata dal Signore come può, con il suo passo, con i suoi slanci e le sue debolezze.
Anche se qualche benpensante ha arricciato il naso, in verità l’apertura di papa Francesco si pone sostanzialmente in continuità con l’insegnamento tradizionale della Chiesa, la quale ha sempre distinto tra la fede, la morale e la prassi pastorale. Così rispondeva papa Giovanni XXIII a quanti si sentivano smarriti per le innovazioni portate dal Concilio Vaticano II: “Non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. È proprio così. Cominciamo davvero a comprendere meglio, in questo nostro mondo che assomiglia sempre più a un “ospedale da campo”, come dice Francesco, tutta la profondità e la dolcezza delle parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Matteo 11,28).
*arciprete di Chiasso