di Don Gianfranco Feliciani *
Ci ha lasciato mercoledì scorso, all’età di 88 anni, il notissimo e simpaticissimo attore comico di casa nostra, Germano Porta di Mendrisio. Dove c’era lui scoppiava l’allegria. E questo fece sino alla fine… anche nelle sale d’aspetto degli studi medici che ha dovuto frequentare negli ultimi anni in seguito a una grave malattia. Oltre che per la sua attività lavorativa come provetto idraulico, e membro di numerose associazioni quali: Processioni storiche di Mendrisio, Musica cittadina, FC Mendrisio sezione allievi, Palio degli asini, SAT, Oratorio parrocchiale, Germano Porta verrà soprattutto ricordato per aver impersonato per decenni la mitica “Miglieta” nella Compagnia comica di Mendrisio, a teatro e anche sul grande schermo.
Una delle facoltà più belle della creatura umana è quella di poter sorridere, a differenza di tutte le altre creature. Un sorriso è come una boccata d’aria pura che ci può aiutare a sopravvivere, anche in mezzo all’angoscia e alla cattiveria di un mondo intossicato, oggi più che mai, dall’imbarbarimento dei rapporti umani e dalla noia del vivere. Un sorriso illumina lo sguardo e rappresenta un formidabile aiuto per rasserenare lo spirito. Tutto ciò ci fa comprendere come lo “humor”, il ridere, sia una cosa seria, una sapienza di vita, e non solo un diversivo e un semplice svago. “Castigat ridendo mores” (correggi i costumi ridendo), dicevano gli antichi… Anche l’umorismo può diventare un mezzo efficacissimo di annuncio della verità e di lotta contro il male, l’ingiustizia e la falsità. Come non ricordare le immancabili frecciatine di Germano, e degli altri attori della Compagnia, nei confronti dell’ipocrisia di personaggi del mondo della Politica, della Finanza e della Chiesa?
La storia della Chiesa abbonda di santi, di mistici e di pastori che percorsero questa strada. Come non ricordare san Francesco d’Assisi – non a caso in testa all’annuncio funebre preparato dai suoi cari è riportata la preghiera del Poverello di Assisi: “Signore, dov’è tristezza, fa’ che io porti la gioia” –; e poi san Filippo Neri, san Tommaso Moro, san Giovanni Bosco, san Giovanni XXIII, il papa buono. E come non ricordare letterati e filosofi della statura di Charles Dickens, di Gilbert Keith Chesterton, di Erasmo da Rotterdam, o grandi scienziati come Albert Einstein? Di quest’ultimo è rimasta memorabile la foto che lo ritrae mentre caccia fuori la lingua, come a fustigare la stupidità dell’orgoglio umano. Ridendo possiamo più facilmente e con maggiore efficacia smascherare la falsità.
Grazie, caro Germano, per averci rallegrato il cuore con la tua straripante ilarità. Adesso in Paradiso farai sorridere gli angeli!