Di Franco Celio
Nella maggior parte dei paesi europei, alla testa della politica nazionale vi sono due figure diverse: il capo del governo e il Capo dello Stato. É una diarchia che non è facile da capire, specialmente per noi svizzeri, abituati ad un sistema del tutto diverso, nel quale il presidente della Confederazione, di volta in volta, funge da capo dell’uno o da Capo dell’altro. Se però pensiamo alla situazione italiana, la cosa appare subito più chiara.
Il capo del governo - presidente del Consiglio dei ministri o premier - (in Italia, attualmente, Mario Draghi) è spesso noto anche all’estero, è il responsabile dell’Esecutivo, formato di solito da un solo partito (o da una coalizione fra alcuni di essi). Nelle democrazie parlamentari, il governo è spesso criticato dagli altri partiti, che non a caso sono definiti di Opposizione, e che hanno l’obbiettivo di scalzarlo e di prenderne il posto, ottenendo a loro volta la maggioranza alle prossime elezioni.
Il capo dello Stato, detto in genere presidente della Repubblica (attualmente, Sergio Mattarella), viceversa, rappresenta l’unità nazionale e la continuità dello Stato, un po’ come i sovrani nelle monarchie. È perciò formalmente riverito da tutti, o comunque non criticato apertamente da nessuno. Normalmente il Capo dello Stato è eletto da un’assemblea vasta, nella quale ai deputati si aggiungono anche rappresentanti di realtà regionali. Talvolta, esso è anzi eletto direttamente dal popolo.
In genere - salvo in Francia - che ha però un sistema politico diverso, ossia non parlamentare, ma appunto presidenziale - il capo dello Stato non ha competenze politiche dirette, ma è anzi tenuto ai margini della politica vera e propria. Egli deve solo firmare le leggi decise dal Parlamento, sulle quali non ha comunque nessuna influenza. Deve designare formalmente il capo del governo e firmare la nomina dei ministri (che in pratica dei semplici collaboratori del presidente del Consiglio, responsabili di un singolo settore; nulla a che vedere, dunque, con i nostri consiglieri federali). Non di rado sorgono dei conflitti fra il presidente della Repubblica e il premier; conflitti che di solito non giungono all’opinione pubblica. Unica eccezione un paio di anni fa in Italia, quando il presidente della Repubblica rifiutò di nominare ministro dell’Economia un candidato proposto dal premier ritenendo che quello avrebbe operato per un’uscita dall’Euro, poiché non avrebbe rispettato determinati impegni internazionali...