di Brenno Martignoni Polti
Venerdì 28 aprile 2023. Sarebbero state centosette. Le candeline. Sulla torta di Ferruccio Lamborghini. Scomparso da tre decadi. Stroncato da infarto. ll 20 febbraio 1993. Innovatore. Geniale artefice di inconfondibile marchio. Mondiale. Nato nel 1916. Sotto il segno del Toro. A Renazzo di Cento. In Emilia. Era il tempo delle trincee della Grande Guerra. Primo di cinque fratelli. Cresce nel podere di famiglia. È lì, che il padre lo impregna di cultura agraria. Nei campi. La passione di Ferruccio è però altrove. Motori e macchine. Ancora ragazzo, riesce a farsi assumere a Bologna dal Cavalier Righi. Titolare dell’Officina più importante della città. Si occupa della revisione dei mezzi dell’esercito. Momento topico. Per maturare esperienze e competenze. Durante il secondo Conflitto Mondiale, Ferruccio, assegnato al 50° “Autoparco Misto di Manovra”. Sul fronte greco. A Rodi. Nell’Egeo. Incaricato della manutenzione di tutti i veicoli militari dell'isola. Nel 1946 ritorna in Italia. Lo fa, insieme a Clelia Monti. Originaria di Ferrara. Ellenica di adozione. Ne è tanto innamorato da subito sposarla. Morirà, nell’aprile 1947, dando alla luce Antonio. Tonino. Unico figlio. Pur nel dolore, Ferruccio mantiene determinazione. Apre un’azienda. Ripara e prepara piccoli automezzi. Realizza trattori a basso costo con componenti di relitti militari. Per i contadini della “Bassa”. Nel 1948, il matrimonio con Annita Fontana. Partecipa alla quindicesima edizione della Mille Miglia. In ottobre, di ritorno dalla luna di miele, che gli aveva permesso di scoprire l’ARAR, Azienda Rilievo Alienazione Residuati, ottiene un prestito di dieci milioni di lire dalla locale Cassa di risparmio. Acquista un centinaio di diesel. Compra materiale bellico. Nasce così il Carioca. Fino al fatidico litigio con Enzo Ferrari. Che, nel 1963, lo sprona alla produzione di auto proprie. “Non ho mai pensato di entrare nel settore automobilistico, ma sapevo che si poteva costruire un'auto migliore”. Nasce la Casa del Toro. Il luogo, Sant'Agata Bolognese. Nel 1966, il modello Miura. Dal nome dell’allevatore di una razza di tori. Don Eduardo Miura Fernandez. Al Salone di Ginevra fa invecchiare di colpo tutte le altre macchine in esposizione. Poi, la Countach, a ridisegnare il concetto di auto moderna. Dal 1971 al 1990.
Lamborghini seppe sapientemente cogliere tutte le opportunità di mercato. Leggendo le situazioni. La cosa giusta al momento giusto. Con pragmatismo. Con l’umiltà e la lungimiranza, che lo contraddistinguevano. Come la decisione, nel 1972, di farsi da parte per dare un futuro alla fabbrica. La storia di Ferruccio Lamborghini è una lezione di management per tutti. Ritiratosi nella sua tenuta di campagna, in provincia di Perugia, riscopre il mestiere della terra. Le sue radici. Curando i vigneti da mattina a sera. Perché “quando si smette di lavorare, si inizia a morire”. Al tempo stesso, con il fiuto imprenditoriale che lo ha caratterizzato per tutta la vita, sempre vigile. Il frutto di questo impegno è un’azienda agrituristica e un vino. Il “Sangue di Miura”.
Intanto, dopo aver cambiato ben quattro volte proprietà dal 1972, la Lamborghini viene acquisita, nel 1998, da Audi, società facente parte del Gruppo Volkswagen. Oggi le Lamborghini rimangono fra le più note, esclusive e desiderate in assoluto. Il legame del suo fondatore con Sant'Agata Bolognese e Renazzo perpetuato nel tempo. Testimoniato dalla gigantesca parata di auto e di trattori in occasione dei funerali di Ferruccio Lamborghini. Il cui feretro venne fatto sfilare su un antico carro agricolo trainato da uno dei suoi trattori fino al cimitero. La Casa del Toro continua ad accrescere la sua leggenda, alimentando il mito del suo fondatore. Nel 2016, la biografia, pubblicata dal figlio Tonino. Nel 2022, il film “Lamborghini-The Man Behind the Legend”. Di Bobby Moresco. Interpretato da Frank Grillo.