BELLINZONA – Il salvagente lanciato da alcuni politici di area liberale (pensiamo a Laura Sadis, Dick Marty, Diegi Scacchi) al PS non è piaciuto a tutti. Gabriele Gendotti aveva già detto la sua, su Opinione Liberale, pur inserendo il discorso in altri argomenti, ecco Gerardo Rigozzi e Adriano Cavadini spingere gli elettori a votare compatti la lista PLR.
Quest’ultimo, ex Consigliere Nazionale, scrive che “mi ha dato fastidio il richiamo di un paio di nostri ex consiglieri di Stato a sostegno di un partito perché i sondaggi lo danno in difficoltà. I risultati degli ultimi quadrienni sono molto chiari: l’aiuto di altri partiti ai liberali radicali è sempre stato molto ridotto, inferiore di gran lunga a quanto ha donato invece il PLR come schede, e non solo a livello cantonale. Lugano ne è un esempio, ha perso il terzo municipale perché ha dato via una quantità di voti ad altri partiti, per questa propensione a voler fare da crocerossina di chi è in difficoltà”.
Non ha dubbi: bisogna votare PLR. “A quel momento avremo la forza per avere due consiglieri di Stato e una maggiore presenza di deputati in Gran Consiglio. Lasciamo fare agli altri partiti le loro campagne che non si rivolgono certo a nostro favore, basta leggere certi domenicali che attaccano in prevalenza il PLR. Smettiamo di aiutare gli altri, aiutiamo invece il nostro partito a conseguire un ottimo risultato il prossimo 7 aprile”.
Il membro della Direttiva liberale Gerardo Rigozzi non le manda certamente a dire, usando parole ancor più dure di quelle del collega. “Nessuno vuole perdere le posizioni acquisite e la conquista della maggioranza conferisce un potere in più. Ecco perché la Lega lancia strali contro il PLR, perché teme di perdere la maggioranza per il Consiglio di Stato. È una regola, questa, che vale da sempre e si configura come ricerca della supremazia”, analizza. “Appare quindi assai singolare che eminenti personalità del PLR invitino più o meno esplicitamente a sostenere altri partiti, in particolare quello socialista. Ciò induce a pensare che per loro è preferibile un voto tendente a frazionare l’arco politico, piuttosto che a rafforzare il proprio partito”.
A suo avviso, le elezioni del 7 aprile saranno determinanti per il futuro del partito. “È del tutto evidente che se il PLR dovesse perdere la maggioranza in Gran Consiglio e mancare l’obiettivo del recupero del secondo consigliere di Stato, rimarrebbe un’anatra azzoppata. Tutto questo potrebbe anche essere un segnale di declino irreversibile del partito che ha avuto un ruolo di primo piano nel Paese; ma potrebbe anche significare una certa disaffezione di parte del suo elettorato”, commenta.
“In politica, sosteneva Machiavelli, il buonismo è segno di debolezza e la determinazione è quanto mai necessaria. Spetta solo ai liberali radicali decidere quale alternativa preferiscono per il proprio partito”, conclude.