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06.10.2020 - 15:160

La RSI deve tagliare altri 34 posti di lavoro. E questa volta non è sicuro che non si dovrà ricorrere a licenziamenti

A febbraio la politica della SSR aveva costretto a ridurre l'organico di 12 posti: 11 sono stati tagliati grazie alla fluttuazione naturale. Tra il 2021 e il 2024, 70 dipendenti raggiungeranno i 65 anni

COMANO – Alla RSI dovranno saltare ulteriori 34 posti di lavoro, per un totale di 45 nell’ultimo periodo. Lo comunica la tv di Comano, a seguito delle nuove misure di risparmio di 50 milioni di franchi annunciati dalla SSR.

“Nel febbraio scorso, poco prima dell’inizio della Pandemia, la già difficile situazione del mercato pubblicitario aveva richiesto l’introduzione di nuove misure di risparmio per il 2021, con la consapevolezza che, negli anni successivi, la tendenza del mercato non sarebbe migliorata. Nel frattempo l’emergenza Covid-19 si è tradotta, per tutti i media, in un importante calo dei ricavi pubblicitari e nella cancellazione o rinvio di eventi sportivi e culturali”, si legge in una nota.

La RSI si era vista costretta a tagliare 12 posti di lavoro. Per ora, grazie alla fluttuazione naturale e ai pre-pensionamenti, si sono attuati 11 tagli. Adesso, la richiesta è di diminuire l’organico ancora di 34 persone e a questo punto, fa sapere la RSI, non si escludono licenziamenti.

“La Direzione RSI affronterà la necessità di ulteriori tagli considerando la piramide anagrafica del suo personale, l’interesse delle sue collaboratrici e dei suoi collaboratori per pre-pensionamenti volontari e il potenziale di riconversione professionale presente in azienda. Questo anche grazie alle misure  accompagnatorie che la SSR introduce in questa delicata fase e riguardanti, in particolare, la facilitazione del pre-pensionamento volontario e la creazione di un fondo di riconversione professionale”, si legge ancora. “La composizione della piramide anagrafica in RSI indica che le fluttuazioni naturali  raggiungimento dei 65 anni di età) coinvolgeranno, tra il 2021 e il 2024, 70 collaboratrici e collaboratori.  La RSI ha già introdotto, da quest’anno e sino al 2021, il congelamento dei posti di lavoro resi disponibili da pensionamenti e pre-pensionamenti e, per il biennio 2022-2023, adotterà un sistema di sostituzione ridotta, nell’ordine del 50%, dei pensionamenti ordinari”, viene spiegato.

Continua, conferma la tv ticinese, “l’attuazione dei progetti di trasformazione, già annunciati lo scorso febbraio, per poter offrire a tutto il suo pubblico, entro pochi anni, un’offerta di qualità, in perfetto equilibrio tra l’offerta radiotelevisiva lineare classica e l’offerta digitale, nel pieno rispetto della Concessione e del proprio mandato di Servizio pubblico, adeguandola alle mutate modalità di produzione, distribuzione e di fruizione dei media, rispondendo alle nuove esigenze del pubblico e nel rispetto del nuovo quadro finanziario. Una trasformazione che considera la diminuzione dei posti di lavoro, con un’attenta revisione e ottimizzazione di tutti i flussi di lavoro in ogni settore dell’azienda, e che richiede al contempo di individuare nuovi profili professionali, con competenze oggi poco presenti in azienda”.

I progetti realizzati o in fase di realizzazione riguardano “la ridefinizione dell’offerta audio e audiovideo – con un importante progetto di riposizionamento delle tre reti radio e la definizione dell’offerta audio digitale entro gennaio 2022; una diversa programmazione televisiva su LA 2 da settembre di quest’anno. È in corso la revisione delle modalità di produzione dei programmi – analisi dei costi di ogni singola trasmissione – considerando non solo il successo di pubblico, ma anche il contributo alla realizzazione dei valori del Servizio pubblico – per migliorare e modificare l’offerta e la distribuzione dei programmi RSI. Proseguono: l’automatizzazione dei processi produttivi entro il 2023; la revisione e riorganizzazione dei servizi interni RSI, effettiva dal 2021; l’analisi e la revisione dei mandati esterni, dei contributi e degli accordi di collaborazione, processo già inaugurato e la cui conclusione è prevista entro il 2023”.

Si farà il possibile per evitare licenziamenti, viene precisato, “favorendo la non rioccupazione dei posti  vacanti, i pensionamenti anticipati e la riconversione professionale”. Ma questa volta non è detto che vi si riesca.

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