Prima di raccontare gli ultimi sviluppi di quanto è successo durante e dopo la partita Svizzera-Serbia, che anche nelle strade ticinesi ha fomentato e rievocato i fantasmi della guerra nell’ex Jugoslavia e dell’odio etnico (e ora dai responsabili della Nazionale ci si aspetta il pugno di ferro e non le solite raccomandazioni di circostanza), riportiamo un breve commento di Luca Valdiserri, inviato del Corriere della Sera.
“La strada per la vera pace e per il rispetto nei Balcani è ancora lunga e per percorrerla serviranno più uomini di buona volontà. Il mix di Serbia, Croazia e dei kossovari della Svizzera, al Mondiale di Russia 2018, ha portato a questo bilancio: il c.t. serbo che paragona la Var al tribunale dell’Aja per i genocidi nella ex Jugoslavia; tifosi serbi allo stadio di Kaliningrad con la felpa del generale Ratko Mladic, il macellaio di Srebrenica, condannato all’ergastolo il 22 novembre 2017; l’esultanza provocatoria di Xhaka e Shaqiri, con il gesto dell’Aquila bicipite, simbolo del progetto della Grande Albania, dopo il 2-1 inflitto dalla multietnica Svizzera alla Serbia; canzoni con frasi ustascia nello spogliatoio croato che festeggia la vittoria contro l’Argentina…”.
Già, l'aquila bicipite, simbolo della bandiera albanese e del popolo kossovaro, mimata da Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri dopo i gol contro la Serbia sta facendo discutere a livello internazionale. Ieri sera la FIFA ha annunciato di aver aperto un'inchiesta contro i due giocatori della Nazionale rossocrociata. Ma non solo…
Ma il gesto dell’aquila è solo un particolare di un clima che la partita Svizzera-Serbia ha arroventato.
Una procedura disciplinare è stata aperta anche contro la Federazione serba e un'inchiesta preliminare nei confronti del commissario tecnico Mladen Krstajic, che a fine partita aveva accusato l'arbitro Felix Brich di "uso selettivo della Var" per aver negato un rigore su un presunto fallo in area rossocrociata. Poi se l’era cavata con un diplomatico: “Sono un uomo di calcio, non commento le decisioni dell’arbitro”.
Ma ieri il tecnico serbo ha scritto sul suo profilo Instagram una frase shock: "Purtroppo solo i serbi, a quanto pare, vengono condannati sulla base di una giustizia selettiva. Prima il maledetto Tribunale internazionale penale dell'Aja, oggi nel calcio il Var".
Sempre alla fine della partita il presidente della Federcalcio serba Jovan Surbatovic si era rivolto alla FIFA con un reclamo ufficiale, appellandosi al regolamento che bandisce la politica dalle manifestazioni sportive (il riferimento è proprio al gesto di esultanza dei due calciatori rossocrociati).