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Cronaca
14.12.2016 - 16:520
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Chiesa e Marchesi, reagite! Ma per l'UDC è meglio aizzare le folle e non agire»

Dura contro reazione del PPD al comunicato democentrista. «In realtà non sono interessati a una soluzione. Sono tre anni che gli svizzeri attendono un'iniziativa contro la libera circolazione...»

BELLINZONA - È ormai botta e risposta, senza esclusione di colpi, fra PPD e UDC. Dopo che il primo ha annunciato la volontà del partito svizzero di astenersi dal voto finale sulla legge d'applicazione del 9 febbraio, il secondo ha lanciato un'invettiva, parlando di «azione di zerbinaggio». La nuova risposta pipidina, dopo che "il PPD Ticinese – e il suoi tre rappresentanti alle Camere federali Filippo Lombardi, Fabio Regazzi e Marco Romano – hanno preso atto con stupore dei contenuti e del tono dell’odierna presa di posizione dell’UDC Ticino», non si è fatta attendere, e non è per nulla morbida. «Il Gruppo PPD alle Camere federali non sosterrà venerdì mattina in votazione finale il modello di applicazione del 9 febbraio elaborato da PLR e PS. Il PPD ha presentato un concetto che avrebbe permesso alla Svizzera di adottare misure per gestire l’immigrazione in maniera autonoma, là dove questa genera distorsioni nel mercato del lavoro», viene ribadito nella nota. Neppure l'UDC, che «a voce, ha riconosciuto la bontà del progetto PPD senza poi passare all’atto», lo ha votato, perché «non interessata ad una soluzione». Sul tavolo sono dunque rimaste le proposte liberal-socialiste e quella democentrista: nessuna piace al PPD, e «ha deciso con convinzione per l’astensione. Questo è un atto politico forte!». «Vale comunque la pena ricordare che l’UDC dopo aver dato vita in Parlamento al teatrino dell’opposizione – con una linea massimalista formalmente contraria agli accordi bilaterali votati per cinque volte dal popolo svizzero, linea che non aveva nessuna chance di imporsi – si è prontamente sgonfiata annunciando in anticipo che rinuncerà al referendum contro questa legge di applicazione del 9 febbraio», ricorda il partito guidato, al momento, da Filippo Lombardi. La soluzione, definita da molti una "non soluzione", passerà nonostante l'astensione pipidina, ribadisce il gruppo, «grazie al blocco di maggioranza sin d’ora assicurato da radicali, socialisti, verdi, verdi liberali e BDP». L'UDC ha parlato di "tradimento della volontà popolare", «ma allora risulta incomprensibile che i muscolosi difensori del 9 febbraio rinuncino così alla leggera a chiedere che il popolo si pronunci!», si indigna il PPD. La provocazione si rivolge poi direttamente alla sezione ticinese. «Questa non è l’UDC che conosciamo! Aspettiamo dunque con trepidazione la fiera reazione di Piero Marchesi e Marco Chiesa, come attendiamo che l’UDC sostenga finalmente le misure contro il dumping salariale e il lavoro nero che da anni blocca in Parlamento insieme al PLR». Infine, un ultimo attacco frontale. «Il Paese intero infine attende con impazienza da tre anni che l’UDC lanci finalmente l’iniziativa popolare che ha promesso, per la disdetta dell’Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. Questa iniziativa permetterebbe finalmente agli Svizzeri di dire con chiarezza cosa vogliono. Ma anche su questo fronte, tra il dire ed il fare per l’UDC c’è di mezzo molto mare. Meglio sparare nel mucchio, aizzare le folle e poi non agire!». Al di là di come finirà la vicenda 9 febbraio, e l'esito appare ormai quasi deciso, lo scontro continua.
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