CRONACA
"Il risotto no e il Gay Pride sì?". Il PPD si scaglia contro la manifestazione arcobaleno. "È adatta al target di turisti che attiriamo?"
Tre consiglieri comunali pipidini hanno inoltrato al Municipio un atto destinato a far discutere. "Esistono discriminazioni? Se non ci sono, qual è il messaggio che l'evento vuole trasmettere?"
LUGANO – Ai pipidini di Lugano l’idea di un Gay Pride, manifestazione ormai certa per l’estate del prossimo anno, per le vie della città non piace. Le motivazioni? Sostanzialmente di tipo economico, ma non solo: ci si chiede se la manifestazione organizzata è adatta al target di turisti attratti durante l’alta stagione, e se, in caso di non discriminazione della popolazione LGTB, quale deve essere il messaggio legato alla manifestazione.

A firmare l’interrogazione, che certamente farà discutere, sono i consiglieri comunali Armando Boneff, Sara Beretta Piccoli e Angelo Petralli.

Per prima cosa, appunto, le preoccupazioni sono di tipo economico, in un periodo dove s fatica a reperire i fondi per manifestazioni più tradizionali rispetto al Gay Pride. “I sottoscritti, pur rispettosi di ogni diversità, mal comprendono il motivo per cui, in un periodo di difficoltà finanziarie e di conseguente razionalizzazione delle risorse, il Municipio accetti di promuovere una nuova manifestazione folcloristica di nicchia, certamente per taluni aspetti controversa, ma soprattutto onerosa per l’organizzazione logistica e del servizio d’ordine, estranea alle nostre tradizioni, mentre sono stati tolti i finanziamenti allo storico carnevale luganese e addirittura si paventava di lucrare sull’affitto delle infrastrutture destinate alle associazioni cittadine riconosciute”, è la polemica, poi rinforzata: “deboli sembrano essere argomentazioni di altra natura, come l’attrattività turistica o l’indotto economico della manifestazione. Le cinquemila persone che dovrebbero sfilare in buon ordine sul lungolago cittadino (questa la media dei partecipanti tra Friborgo e Sion), sono l’equivalente delle porzioni di risotto servite durante l’ultima edizione del carnevale Sbroja (che per altro non è stato sostenuto finanziariamente dal Municipio)”. Insomma, il risotto a Carnevale no, il Gay Pride sì, lamentano i pipidini.

“È importante chiedersi quali siano i reali benefici che il corteo “arcobaleno” darebbero alla legittima integrazione delle persone omosessuali, i cui diritti dovrebbero peraltro essere già garantiti dalla Legge”, proseguono i tre, ponendo una serie di domande al Municipio:

1. “È vero che il Municipio ha già sottoscritto un impegno in tal senso? In caso affermativo:

2. Quanto costerà globalmente al Comune (spese dirette e indirette) l’organizzazione del Gay Pride?

3. Quali disagi, dove e per quanto tempo deve attendersi la popolazione indigena durante il Gay Pride?

4. Quali obiettivi qualitativi e quantitativi si prefigge di raggiungere il Municipio con questa manifestazione?

5. Poiché, si spera, le azioni per la promozione turistica della Città siano state pianificate a media scadenza, ritiene il Municipio che autorizzare il Gay Pride nel periodo di alta stagione sia compatibile con il target dei turisti che abbiamo attirato?

6. Il Municipio è a conoscenza di discriminazioni nei confronti degli omosessuali all’interno dell’amministrazione cittadina? È a conoscenza di discriminazioni di altro genere (donne, colore della pelle…)? E se non vi è discriminazione, quale messaggio vogliamo dare al cittadino e al turista?

7. La Città è disposta è pronta a legare il suo nome a questo tipo di manifestazioni?

8. Poiché, si spera, le azioni per la promozione della Città siano state pianificate a media scadenza, ritiene il Municipio che autorizzare il Gay Pride sia compatibile con il target dei turisti che abbiamo attirato?

9. Il Municipio è disposto ad accordare un pari trattamento a tutte le Organizzazioni che, in rappresentanza di soggetti associati in base alle preferenze sessuali (e/o ad altre caratteristiche comuni), chiederanno di esibirsi sul suolo pubblico?

10. Se vi fossero richieste superiori ai giorni e ai mezzi disponibili, quali sarebbero i criteri di scelta per evitare discriminazioni?”

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