CRONACA
L'attentatore non ha agito da solo. La famiglia lo aveva segnalato come pericoloso: perché nessuno è intervenuto?
Dalle informazioni che iniziano a circolare, si può tracciare un primo ritratto di Salman Abedi. Arrestate altre tre persone, fra cui il fratello. Entrambi si erano man mano radicalizzati
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MANCHESTER – Non ha agito da solo: quella bomba era troppo complicata per essere stata fabbricata da una sola persona. Sono le prime conclusioni a cui sono giunti gli inquirenti al lavoro per capire i dettagli dell’attentato di Manchester dell’altra sera al concerto di Ariana Grande.

Nel frattempo, è stato arrestato il fratello del kamikaze, morto sul posto, assieme ad altre due persone, facendo salire a quattro il numero dei fermati. Il giovane, secondo informazioni, è un  esperto informatico che ha lavorato per il Manchester Islamic Centre, il centro islamico della moschea di Didsbury frequentata dalla famiglia Abedi.

La famiglia, infatti, era di casa in moschea: qualche volta avevano addirittura prestato servizio. La madre dell’attentatore insegnava il Corano ai bambini degli altri immigrati.

Come già si sapeva, gli Abedi sono fuggiti dalla Libia, divenendo rifugiati politici in Inghilterra, e il padre aveva trovato un buon lavoro come addetto alla sicurezza in aeroporto. Col passare degli anni erano nati i figli, e la famiglia, che vive in una villetta bifamiliare in mattoncini rossi, con doppio giardino e vialetto per l’auto, non aveva mai avuto problemi.

Ma poi qualcosa è cambiato. I genitori, a quanto pare, sono tornati a casa loro, in Libia, mentre i ragazzi si sono radicalizzati. Salman aveva fatto crescere la barba, aveva piazzato una bandiera libica in giardino ,e aveva iniziato a frequentare compagnie sempre meno raccomandabili, facendo nettamente capire di non amare chi condannava l’ISIS e la sua ideologia. Prima dell’attentato, è stato tre settimane nella terra natia. Anche il padre, comunque, si dice sia vicino ad Al Quaeida.

Nella vita, Salman Abedi era uno studente di economia. I vicini, restii a parlare con i giornalisti, lo descrivono come un tipo solitario, che solo negli ultimi tempi usciva spesso con gli amici e rientrava tardi. Qualcun altro, invece, parla di forti legami con altri ragazzi libici, che però si nascondono e non vogliono mostrarsi.

Un dettaglio importante è che alcuni familiari lo avevano segnalato alle autorità, ritenendolo pericoloso e vicino all’ISIS. Il giovane, inoltre, era conosciuto da un paio d’anni dai servizi segreti, e come vi abbiamo svelato ieri, c’erano stati dei post di avvertimento relativi all’attentato su Twitter. Dunque, la Polizia inglese ha sbagliato qualcosa? Una domanda a cui bisogna trovare una risposta.

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