BELLINZONA – La promozione a sergente maggiore del poliziotto che inneggiò al fascismo e al nazismo continua a far discutere. A prendere posizione, questa volta, è il Partito Socialista che – attraverso un comunicato stampa – “richiede delle spiegazioni e delle risposte al Consiglio di Stato”.
“Il messaggio espresso – si legge nella nota – con questa promozione è inadeguato: il dilagare delle istigazioni alla discriminazione e all’odio per motivi razziali, etnici, sessisti o relative all’orientamento sessuale – che imperversa soprattutto attraverso le reti sociali – esige da parte delle autorità un comportamento esemplare e intransigente per arrestarlo, la decisione di promozione a un grado di maggiore responsabilità in seno alla Polizia rischia invece di legittimarlo”.
“La questione dell’incompatibilità della promozione a sergente maggiore coi fatti di cui l’agente si è reso colpevole solleva – ritiene il PS – degli interrogativi a cui il Governo e i vertici della Polizia sono chiamati a rispondere”.
Nell’interrogazione al Governo, il PS scrive che “gli agenti sono infatti chiamati a vegliare sul rispetto delle leggi e promettono fedeltà alla Costituzione. Un ruolo e un compito volti a garantire l’ordine pubblico che richiedono grande senso di responsabilità che sono perciò inconciliabili con una visione che celebra il nazifascismo e la chiamata alle armi per combattere gli stranieri”.
E ancora: “Come evidenziato dalla stampa, la promozione al grado di sergente maggiore dell’agente condannato per istigazione alla discriminazione razziale ha generato una comprensibile amarezza tra gli agenti di polizia: è incomprensibile come l’autorità di nomina non abbia individuato un agente meritevole della promozione che non si sia macchiato di un fatto simile”.
“Il razzismo, la celebrazione del nazifascismo, l’istigazione alla discriminazione e all’odio razziale, sessiste o relative all’orientamento sessuale, sono fenomeni che stanno imperversando soprattutto attraverso le reti sociali. Si tratta di una questione che richiede delle soluzioni e dei provvedimenti urgenti e concreti, volti ad arrestare l’allarmante fenomeno, non un esempio che si pone all’opposto come la promozione dell’agente condannato per istigazione razziale che lo alimenta e lo legittima”.
Alla luce di quanto esposto, il Partito Socialista pone le seguenti domande al Consiglio di Stato:
1) Qual è la procedura per la promozione in seno alla Polizia? Chi propone, chi decide e con quali criteri?
2) Il Consiglio di Stato era al corrente della condanna per istigazione alla discriminazione razziale dell’agente di polizia quando ha ratificato la sua promozione al grado di sergente maggiore? La questione e la condanna sono state sollevate e/o valutate nel momento della ratifica?
3) Per quali ragioni l’agente condannato per istigazione alla discriminazione razziale è stato promosso al grado di sergente maggiore malgrado la condanna? Come mai non è stato preferita la candidatura di un agente il cui curriculum non si è macchiato di una colpa del genere? Nel caso dell’assenza di una valida candidatura, non sarebbe stato più opportuno rinunciare comunque a concedere la promozione al grado di sergente maggiore dell’agente di polizia in questione e procedere a un ulteriore concorso?
4) Il grado di sergente maggiore implica responsabilità rispetto agli agenti di polizia e verso la popolazione, tanto più che la nuova Legge sulla polizia attualmente al vaglio delle commissioni parlamentari concede agli agenti maggiori competenze e più responsabilità: il Consiglio di Stato ritiene che un agente condannato per istigazione alla discriminazione razziale possa garantire le responsabilità che riveste, tanto da essere in più promosso al grado di sergente maggiore?
5) Gli agenti e ancora di più i corpi di comando della Polizia sono chiamati a garantire l’ordine, attraverso la loro presenza armata sul territorio e a diretto contatto con la popolazione: non teme il Consiglio di Stato che l’agente condannato per istigazione alla discriminazione razziale, promosso a sergente maggiore e quindi con più responsabilità, possa indurre timore, scompiglio e paure invece di ordine nel territorio?
6) Gli agenti di polizia giurano fedeltà alla Costituzione e ai suoi principi di tolleranza, i quali non ammettono l’istigazione all’odio e alla discriminazione razziale: come valuta il Consiglio di Stato la promozione dell’agente in questione relativamente al messaggio espresso riguardo alla legge e verso la popolazione? Non ritiene il Governo che vi sia un’incompatibilità che impedisce la promozione di un agente di polizia condannato per questi motivi? Ritiene che il fatto che l’ammissione fosse ammissibile dal punto di vista amministrativo possa essere ritenuto un motivo che impedisce di scartare una candidatura del genere alla promozione a un grado maggiore in seno alla Polizia?
7) L’imperversare dell’istigazione alla discriminazione e all’odio razziale, ma anche sessista, relativa all’etnia e alla religione o relativa all’orientamento sessuale è un allarmante fenomeno che dilaga soprattutto attraverso le reti sociali: come valuta il Consiglio di Stato il messaggio emesso e l’esempio dato con la promozione dell’agente in questione? Il Governo non ritiene che il fenomeno vada combattuto con provvedimenti concreti invece di essere legittimato con una promozione in seno alla Polizia?