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Cronaca
10.08.2018 - 19:100

"Un Ticino che dà tanto, dai 3,50 euro di una bambina ai 20 franchi in una busta. Denunciate, serve!"

Henrik Bang parla della raccolta fondi di Quii da la cursa dopo il caso del bambino a cui la cassa malati negava il rimborso. "Ecco a chi andranno i 40mila franchi"

BELLINZONA – Un caso che ha commosso e fatto interrogare il Ticino, un caso che portato alla luce ha fatto cambiare idea alla cassa malati. Una storia da cui poi si è scoperto un Ticino solidale, pronto a donare 40mila franchi all’associazione Quii da la cursa, nata con la classica gara invernale fra Giorgio Fonio e Alessio Allio, che si è mossa per aiutare il bambino malato di sarcoma cui la cassa malati non rimborsava un farmaco. E da qui, tante altre vicende, quelle di chi si è mobilitato per donare e di chi usufruisce oggi di quei soldi, impegnato per lenire la sofferenza.

Questa mattina l’associazione, in una conferenza stampa, ha spiegato a chi andranno i soldi. Abbiamo parlato del caso e della solidarietà con Henrik Bang. “Quel lunedì mattina la notizia shock del bambino a cui non veniva rimborsata la cura ci ha fatto attivare. Non ci vogliamo affatto sostituire a quello che dovrebbe fare in realtà la cassa malati, ma il messaggio che abbiamo voluto dare è che se una casa brucia e i pompieri non arrivano, non devi reclamare col comune e continuare a chiamare bensì spegnere il fuoco”.

Avete raccolto 40mila franchi, ve lo aspettavate e a chi li donerete?
“No, pensavamo di arrivare ai 3'000 che servivano al bambino. Cosa ha spinto i ticinesi a donare? La denuncia del dottor Brazzola, sulla deriva del sistema. Poi l’ondata è arrivata dal fatto che si paga già tanto di cassa malati, un sistema che non è perfetto ma perfettibile, eppure non venivano dati 3'000 franchi a un ragazzino: la gente era indignata, ed è stata colpita. Il bambino, anche se la famiglia non ne ha più bisogno perché la cassa malati ha deciso di pagare, riceverà comunque da parte nostra i 3'000 franchi, gli potranno servire in futuro per gli studi e altro. Come avevamo detto, alle tre associazioni vicine al settore, ovvero Lega contro il Cancro, che ha un fondo per i bambini e sta creando un’associazione di auto aiuto fra i genitori, Associazione Alessia e Fondazione Lisa, doneremo 10mila franchi a testa. Sono loro a intervenire e a anticipare soldi in casi di diatriba o se per esempio i genitori devono prendere dei congedi non pagati. I 7mila franchi rimanenti, in accordo col dottor Brazzola, restano su un conto vincolato. Nel reparto di oncologia c’è una psicologa che aiuta i ragazzini a non perdere il contatto con scuola e amici, e servono giochi, che devono essere sterili, libri, in più vorremmo fare una festicciola. Desideriamo finanziare attività di reparto non legate a un caso specifico, pensiamo ai burattini che vengono a distrarli alle matite. Se ci fosse un caso specifico potremmo intervenire. Il conto rimane aperto, si possono sempre dare soldi”.

Parlava dell’intervento del dottor Brazzola, cos’ha detto?
“Ha voluto fare passare il messaggio della deriva del sistema. A livello medico, di ricerca scientifica, l’oncologia sta facendo passi da gigante, si investono tanti fondi in nuovo medicinali che a livello europeo vengono usati magari da anni mentre i tempi burocratici della politica di Swiss Medic sono più lunghi, non si può aspettare. Anche lui come medico deve impiegare sempre più burocrazia. Poi ha voluto far notare quante persone, volontarie, donano il proprio tempo per aiutare dietro le quinte”.

Il dottore ha avuto coraggio con la sua denuncia ai media, vero?
“Lui ha rotto gli schemi, non capita spesso che un medico si faccia sentire a quel modo. Una denuncia interessante anche politicamente. Come parlamentari a livello ticinese abbiamo lanciato un’interrogazione. Il tema si gioca a Berna e non a Bellinzona e abbiamo constatato con piacere che Marina Carobbio l’ha preso a cuore e che già alla prossima sessione delle Camere lo porterà nella discussione. Siamo contenti che il dibattito politico si accenda”.

Cosa insegna questa vicenda?
“Pensiamo al titolo di Le Temps, che diceva qualcosa di simile a “l’onda del popolo ha piegato la cassa malati”. Un messaggio interessante, per mesi la cassa malati ha respinto il pagamento e su questa ondata in tre ore ha cambiato idea, accollandosi tutte le spese. Dunque il consiglio è, se capita qualcosa di simile, di denunciare, si è visto che qualcosa si può muovere. Possiamo fare qualcosa tutti insieme. Abbiamo scoperto un Ticino che dà e tanto”.

Chi ha donato?
“Chiunque. La donazione più bassa è stata di una bimba oltreconfine, che ha dato 3,50 euro! Sono state oltre 500 le persone che hanno dato qualcuno. Ci hanno colpito le persone che ci scrivevano se potevamo aspettare il 25 del mese perché avrebbero preso il salario, o che si scusavano per poter dare solo 10 franchi. Una signora anziana, di un ex Comune della Val Morobbia, ha inviato una busta con 20 franchi e una letterina al bambino, dicendoci poi che è stata chiusa la Posta del suo comune e non sa usare l’ebanking…”

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