CRONACA
La rabbia dopo il nonnismo. "Episodi che gettano un'ombra sul nostro esercito"
Gobbi parla di un paio di denunce annue, la Società degli ufficiali delle Forze aeree attacca: "mai assistito a casi di tale gravità"

EMMEN – Una ferma condanna, da parte di tutti. Il nonnismo sul giovane ticinese, pochi mesi dopo il caso di Coira, ha creato sdegno unanime. Anche il capo dell’esercito si recherà sul posto.

Norman Gobbi ai microfoni di TeleTicino ha stigmatizzato l’episodio, non lanciando però allarmismi. “Sono situazioni marginali che non devono essere minimizzati, si mette in discussione la dignità di un cittadino soldato e si mette in forte pressione e negatività l’immagine di un’istituzione come quella dell’esercito”.

Durissima la presa di posizione del Comitato di AVIA SI, Società degli ufficiali delle Forze aeree, sezione della Svizzera Italiana. “Quanto riportato non solo è increscioso ma profondamente contrario allo spirito, ai valori e agli obiettivi del nostro esercito di milizia: rispetto, cameratismo, disciplina e impegno. Il nostro esercito è ancora oggi uno degli strumenti di garanzia della coesione nazionale e proprio le Forze aeree, nella loro organizzazione di truppa federale e non cantonale, hanno svolto questo ruolo in modo costruttivo: svizzero italiani, romandi e svizzeri di lingua tedesca hanno da sempre collaborato e prestato servizio in modo esemplare. Nessuno dei nostri affiliati, nei loro lunghi anni di servizio, ha mai assistito ad episodi di tale gravità; questi episodi non possono essere minimamente tollerati e l’esercito deve impegnarsi nel modo più assoluto affinché non abbiano a ripetersi”, si legge.

Gobbi parla di un paio di denunce all’anno, ma quanti saranno i casi non segnalati? Ancora AVIA, “episodi come questo gettano un’ombra sul nostro esercito, sui suoi quadri e sul suo funzionamento e riteniamo necessario condannare fermamente questo vergognoso episodio di violenza, confidando che si tratti di un caso isolato, frutto dell’iniziativa di singoli. Siamo convinti che non rispecchi il pensiero della maggior parte dei militi che stanno svolgendo la scuola reclute presso la DCA. Confidiamo nella giustizia militare e nel loro operato, affinché episodi come questo non si ripetano mai più e che per gli autori di questa vergognosa “punizione corporale” siano adottati i giusti provvedimenti disciplinari”, prima di esprimere vicinanza alla vittima dell’increscioso comportamento.

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