EMMEN – Che cosa sia realmente successo a Emmen, ce lo chiediamo ancora. Dopo il polverone sollevato dal padre di una recluta ticinese che sarebbe stata vittima di nonnismo, la punizione ai danni del sergente e dei colpevoli, la lettera dei commilitoni, negli scorsi giorni ticinonew.ch ha intervistato un ragazzo ticinese che si trovava nella caserma.
Erano tre, i ticinesi: lui, la vittima del video e un altro giovane. Afferma di non aver mai visto nessuna faida tra svizzero tedeschi e ticinesi, anzi di aver vissuto in un buon clima. E il famigerato giorno? Dopo una discussione su che cosa andasse bene e che cosa no, i soldati hanno cominciato a mangiare le noci che si vedono nel famoso video, poi a lanciarsele. Prima tra svizzero tedeschi, poi sono stati coinvolti i ticinesi. E il giovane poi “punito” sarebbe stato richiamato dal sergente, che poi ha ordinato quella sorta di finta esecuzione. “Un gioco un po’ stupido”, commenta la giovane recluta, che però ribadisce il buon ambiente. È deluso dal commilitone ticinese, che prima di andar via ha lasciato anche una lettera e accusa il padre di essersi servito del caso per parlar male dell’esercito e non lesina parole dure alla RSI. Infine, la lettera che scagiona il sergente: “è stata scritta con spirito cameratesco, il caso è stato gonfiato e la punizione è arrivata per colpa dei media”.
Il Partito Comunista torna proprio sulla lettera, “siamo venuti a conoscenza, da una foto diffusa dal portale Ticinonews, di una petizione in cui i soldati di Emmen esprimono solidarietà ai sottufficiali arrestati e, di fatto, voltano le spalle alla recluta ticinese presa a sassate: hanno parlato di “gioco” (ma anche se lo fosse, non sarebbe giustificabile!) e che non di sassi si trattava bensì di noci (ma anche se così fosse, la vittima non si stava divertendo e ne è rimasta ferita!). La sostanza insomma cambia poco: sono atti intollerabili! Questo genere di petizioni di "camerateria al contrario" sono purtroppo all’ordine del giorno nelle caserme per coprire certi fattacci, eppure in questo caso è la forma che lascia alquanto perplessi. Quando un subordinato deve comunicare qualcosa a un graduato solitamente nell’esercito si usa il formulario 6.005 con indicazioni precise circa titolo, urgenza, grado e firma. Invece quella che sta circolando sembra più che altro una petizione raffazzonata alla bell’e meglio che denota un ulteriore problema di chiarezza e forse anche di sospetto! Perché non usare i canali ufficiali per procedere a una protesta se essa è giustificata?”, mette dunque in dubbio tutto.
“Da anni come Partito Comunista siamo preoccupati dal clima di omertà e dai regolari atti di nonnismo che si respira nelle caserme e dalla poca indipendenza della giustizia militare. I nostri giovani militanti sono impegnati da anni a sostenere gli obiettori alla leva militare e a favorire quindi la scelta del servizio civile fra i loro coetanei come servizio realmente utile alla collettività”.
Anche sul Mattino si è parlato di esercito. Sono casi isolati o c’è un problema?
“Questo episodio non ha però - a differenza di quanto sostenuto da taluni un carattere di volontà di denigrare una regione linguistica. Per esperienza diretta e indiretta, posso affermare che le reclute e i militi ticinesi sono nella maggior parte dei casi ben integrati, rispettati e promossi. Come Dipartimento e autorità cantonale vogliamo però garantire alle reclute ticinesi la formazione in madrelingua; per questo abbiamo concentrato gli sforzi di reclutamento su tre settori di riferimento. Cerchiamo di mandare i ragazzi ticinesi nella Difesa con l’artiglieria, nella Sicurezza con la fanteria e nell’Aiuto in caso di catastrofi con il salvataggio”, ha detto Norman Gobbi, mentre Tiziano Galeazzi ha difeso l’esercito.
“Più che compromettere la credibilità dell’esercito (che è già bassa ma per ben altri motivi!), questi fatti sono un indicatore di un malessere della società, e in specie di molti giovani. A questo proposito è ancor più preoccupante osservare che simili episodi avvengano talvolta anche nelle scuole – quindi in età molto inferiore -, come le cronache non solo del nostro Paese raccontano”, osserva Pier Camillo Minotti.
Franco Lazzarotto invoca punizioni severe, così come Andrea Giudici, liberale, che aggiunge come per lui “vi è anche da dire che certa stampa non aspetta altro che avere delle notizie negative per gettare fango e denigrare l’esercito del nostro Paese”.
Mauro Damiani del Comitati ASNI lancia un’interessante lettura: “l’esercito svizzero dovrebbe rispecchiare il Paese, ed i fatti accaduti di recente dimostrano come vi sia probabilmente un latente problema di unità nazionale e verosimilmente anche identitario”.