CRONACA
I Blues Brothers, un anno dopo. "Uscì l'orgoglio ticinese. E magari ci riprenderemo il record"
Maxi B ricorda l'impresa che unì un intero Cantone. "Le emozioni sono ancora così vive che pare impossibile sia passato un anno... Bravi i nostri colleghi di Dubai, ma se fosse rimasto in Ticino sarebbe stato meglio"
Un'immagine dello scorso anno, subito dopo il raggiungimento del Guinnes

MELIDE – Un anno fa, i visi stravolti di Maxi B e Michael Casanova, lanciati verso il record da Guinnes sulla diretta radiofonica più lunga della storia, accompagnavano tutti: alzi la mano chi non gettava un occhio o un orecchio a radio e tv. Tutti a tifare e a identificarsi, in un momento collettivo che, seppure il record ormai sia volato verso Dubai, è rimasto.

I due deejay, nei giorni successivi, raccontarono di aver scoperto l’importanza del sonno e quanta gente non dorme. Lo hanno provato anche stanotte, con nove ore di diretta per ricordare cosa accadde un anno fa. Dopo il meritato riposo, Maxi B ripercorre con noi quelle ore da brivido. “E sapessi quanta gente era sintonizzata, ci sono persone che non dormono o lavorano…”

È passato un anno, ti sembra possibile?

“No, è stato velocissimo, anche se in mezzo ci sono state molte cose, non ci siamo limitati al Guinnes. A ripensarci le emozioni sono ancora così vive che non sembra sia stato un anno fa…”

Quali sono le emozioni che ricordi di più?

“In primis l’affiatamento con Michael, eravamo due protagonisti e ci siamo vissuti. Allo stesso livello, l’affetto della gente. È stato un Guinnes un po’ particolare, si è detto in mille occasione che è riuscito a riunire tantissime persone con l’obiettivo di aiutarci a compiere il record. Senza tutti quei messaggi e quell’amore non so se ce l’avremmo fatta”.

Infatti, fu strano. Cosa avevate di speciale per unire un Cantone?

“È stato quasi un plebiscito! Non so, all’inizio pareva la solita cosa di due pazzi che volevano fare qualcosa fuori dalle righe, siamo fatti così, facciamo cose poco consone e consuete. Ma poi la gente si è detta ‘già che ci siamo proviamo a vincere davvero’, ed è uscito l’orgoglio ticinese”.

Per voi e per la vostra radio, Radio 3iii, quell’affetto è servito, anche nell’anno appena passato?

“Per la radio basta guardare i numeri, sempre in salita, sempre meglio. Per quanto riguarda i Blues Brothers assolutamente. Pensiamo a ‘Modalità Aerea’, la trasmissione durata una settimana in campeggio in Leventina: è stata seguita molto, ce ne parlano ancora. E lo stesso vale per altre cose, anche per la trasferta a New York. Aumentano i followers, ma più che tutto conta lo scambio, quando siamo stanchi ci spronano, ci danno energia, ci dicono che ci aspettano. Non me lo sarei mai aspettato! Quando abbiamo ideato il Guinnes avevamo in mente qualcosa che colpisse l’immaginario e il dopo è stato un aspetto in più. Quando hai un successo molto rapido devi mostrare che non sei solo quello, e abbiamo lavorato facendo serate, programmi tv, nuovi morning, dirette, per far capire che non era un picco ma un momento. Dopo quell’impresa è subentrata tanto la tv, con due-tre programmi andati bene. La gente ci ha aiutato molto”.

Però ci avevate promesso l’Isola dei Famosi, è partita ma non ci siete…

“(ride, ndr). È un bene per loro, non so come andrebbe a finire ad avere i due Blues Brothers lì…”

Quello che aveva molto colpito erano stati i due momenti di crollo, tuoi e di Michael…

“Sì, sono quelli più vivi. Il mio fu un pianto incontrollato, che non sai da dove arriva, proprio l’antitesi di quello che pensi vedendo la gente in tv, in cui si crede che lo si fa per l’audience. Michael ha avuto una crisi dovuta alla stanchezza, è stato diverso. A me era successo a metà, da lì in poi è stato più semplice. E avevo rotto una caviglia due giorni prima, avevo sempre la gamba sul tavolo, ma va detto che il dolore mi ha tenuto sveglio, era uno stimolo per non dormire. Lui invece era arrivato allo stremo. Alla fine con l’aiuto di entrambi e della gente ce l’abbiamo fatta”.

Il fatto che poi una radio di Dubai abbia battuto il record ha tolto qualcosa oppure non cambia nulla?

“No, assolutamente, chi se ne importa. Come primo impatto, abbiamo pensato di riprendercelo. L’idea c’era e c’è, ci balena in testa, adesso a livello fisico ci siamo accorti che non sarebbe positivo. Ci siamo ripresi, vogliamo goderci il momento e ci sono idee in cantiere. Più che altro, è stato talmente collettivo come Guinnes che mi spiace che sia fuori dal Ticino. L’avesse battuto un ticinese… invece scoccia che sia andato a Dubai. È un record complesso, che coinvolge fisico, mente, squadra, obiettivo, peccato che sia sfuggito così presto. Ma l’impresa c’è stata, bravi loro che hanno fatto 106 ore e 50 minuti, un bel tempo”.

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