BELLINZONA - Amici e familiari dell'operaio deceduto ieri nell'incidente avvenuto in un cantiere in via Ghiringhelli a Bellinzona lanciano pesanti accuse: sarebbero stati i ritmi di lavoro intollerabili a causare la morte del 44enne.
L'uomo era padre di un ragazzo di 16 anni e di una bambina di 9. Lavorava presso quell'azienda da solo un mese e mezzo, al cantiere era attivo da solo un giorno e mezzo. Ma stava cercando una alternativa, in quanto non pensava di farcela a reggere i ritmi.
A dirlo a La Regione è un cugino della moglie, amico di infanzia dell'uomo, che definisce "un bonaccione", attivo da sempre in una associazione che aiutava le famiglie serbe in difficoltà.
E confessa come amici e parenti stanno pensando a una denuncia al Ministero Pubblico, con le loro testimonianze su quello che viveva ogni giorno l'uomo deceduto. "Ritmi massacranti, con il bello e il brutto tempo, dettati dalla necessità imprenditoriale di concludere il prima possibile il lavoro per comprimere al massimo i costi. Per denaro. Senza la cura e l'attenzione necessaria per i dipendenti". Parole durissime, tanto che la morte del 44ene viene imputata al modus operandi dell'azienda e non a un incidente.
Il cugino della moglie ha anche detto che doveva portare tre pannelli alla volta. Secondo fonti sindacali, pare che le pareti degli edifici sovente vengano scasserate troppo presto, col rischio di avere a che fare con parti in calcestruzzo instabili e incapaci di reggere alle sollecitazioni.
L'uomo voleva trovare un altro lavoro. Ma non ne ha avuto il tempo.
Il Ministero Pubblico ha aperto una indagine ma non ci sono indagati. Al momento si tratta di qualcosa che risponde alla prassi.