CRONACA
Abusò di una giovane fragile, Papa Francesco: "Fuori dalla Chiesa"
Il primo prete condannato in Ticino per abuso sessuale dopo essere stato denunciato dalla Curia è stato destituito dal Pontefice. La sua vittima era una ragazza con un disturbo di personalità, poi morta suicida prima della condanna

BELLINZONA - Papa Francesco ha destituito dallo stato clericale il primo prete condannato in Ticino per abusi sessuali dopo una denuncia da parte della Curia. Sono trascorsi tre anni da quando al 50enne sono state inflitte 4 anni di reclusione, e ora arriva anche la decisione, perentoria, del Pontefice. Inizialmente era stato sospeso dalle sue funzioni, adesso la sua vita all'interno della Chiesa finisce definitivamente, come riporta La Regione.

La vicenda risale al 2013, quando ha violentato una sua parrocchiana allora diciottenne a Rimini, ma il caso è venuto alla luce solo dopo diversi anni. La giovane è riuscita a raccontare tutto solo nel 2018, dopo aver tentato nel 2015. Purtroppo, nello stesso anno si è suicidata a 22 anni.

L'ormai ex prete ha sfruttato le fragilità della ragazza, che l'hanno accompagnata per buona parte della sua vita. Ha iniziato ad avere comportamenti autolesionisti e a fare uso di farmaci a 13 anni; nella sua vita si sono susseguiti una serie di ricoveri in cliniche psichiatriche e la diagnosi di un disturbo di personalità borderline. Assieme alla madre, si è affidata al prete, che all'epoca dei fatti era attivo in una parrocchia del Basso Ceresio (dove è rimasto tra il 2006 e il 2014), stabilendo un rapporto tale da farlo diventare anche il suo padrino di cresima.

Ma col tempo i comportamenti del religioso sono cambiati, tanto che procurava alcol alla ragazza e lo consumava con lei. Dopo aver ricevuto una confidenza molto intima dalla giovane, avrebbe iniziato a palpeggiarla e baciarla, fino al viaggio a Rimini per assistere a un concerto. La ragazza, avvertita dai segnali, non voleva andarci. Lui l'aveva fatta bere per tutto il pomeriggio e infine l'aveva raggiunta in albergo e violentata. Le ha anche intimato di non dire nulla a nessuno, facendole capire che non sarebbe stata creduta.

Solo dopo anni, come detto, lei ha trovato il coraggio di parlare di quanto le era accaduto. La storia è arrivata a Monsignor Lazzeri, che ha convocato la Commissione diocesana di esperti per la gestione di casi di abusi sessuali in ambito ecclesiastico, la quale ha deciso la segnalazione in Magistratura. Ne è seguito il processo, con la condanna a 4 anni di reclusione, quando ormai però la giovane vittima, dopo anni di sofferenza, aveva deciso di porre fine alla sua vita.

Il prete aveva ammesso di aver agito per egoismo: le piaceva e desiderava avere un rapporto sessuale con lei. Dopo la fine della pena, pensava di "trascorrere un periodo prolungato in una comunità religiosa per recuperare la dimensione spirituale". È arrivata prima la decisione del Papa.

L'uomo prete era stato riconosciuto colpevole anche di contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti: aveva consumato almeno un chilo di marijuana tra il 2017 e il 2020.

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