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03.01.2017 - 18:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Foa replica a Jermini. «Io, stimato da tutti, tranne che dalla "sua" sinistra, per cui sono un Belzebù»

«Sono un giornalista colpevole di essere libero», scrive. «La sinistra di Jermini è settaria e biliosa, mi odia e vorrebbe eliminarmi. Grave il fatto che tutto venga da un alto funzionario del Cantone»

BELLINZONA - Continua la polemica scatenata dal post di Marco Jermini, consigliere comunale socialista di Lugano nonché funzionario dirigente del Cantone, rivolto a Foa. Dopo la difesa di Pontiggia, è lo stesso Marcello Foa a dire la sua su Facebook. «Eh sì, sono cose che capitano. Una bella minaccia, condita di insulti. Totalmente gratuiti. Non è la prima e non sarà l'ultima. Ma è significativa perché a proferirla non è stato un utente qualunque, bensì un personaggio di un certo rilievo del Canton Ticino, Marco Jermini, che sulla sua pagina Facebook, dopo aver letto il mio ultimo articolo su Obama, ha pensato di replicare», scrive. Il motivo del contendere, infatti, era un pezzo, molto duro, che Foa aveva scritto su Obama, convinto che la sua amministrazione stia cercando di mettere in difficoltà Trump prima ancora del suo insediamento. «Solo che, invece di controargomentare, si è lanciato in un attacco violentissimo e sconclusionato contro la mia persona», spiega: Jermini gli ha detto, infatti, di ritenerlo peggio di Emilio Fede, oltre che un residuo della cultura del cavaliere chitarrista sulle navi, da eliminare. Dopo aver ringraziato Pontiggia per la difesa, e si è definito certo che «le minacce non vanno prese sul serio. Non credo che questo signore, che peraltro nemmeno conosco personalmente, sia tanto sconsiderato da passare alle vie di fatto». «La sua è un'intemerata, sintomatica di una certa sinistra, che sembra sopravvivere solo, paradossalmente, nella Svizzera Italiana. Una sinistra incapace di ragionare, biliosa, settaria, che ama odiare, gratuitamente e attaccare le persone anziché le idee», prosegue Foa. «Il paradosso è che il sottoscritto - lo ricordo, sono cittadino svizzero e italiano - beneficia in Italia di una stima che è apolitica e sempre più trasversale: molti intellettuali e molti lettori anche di sinistra mi seguono e mi apprezzano pubblicamente per il coraggio e per l'indipendenza intellettuale delle mie posizioni. Anche in Ticino sono stimato come riconosce, lo stesso Jermini scrivendo che mi "leggono purtroppo in tanti". Tanti ma non tutti, certo non la sinistra che egli rappresenta, e che mi vede come un Belzebù. Da odiare e, se possibile, da eliminare». «La gravità sta nel fatto che il signor Marco Jermini è direttore del Laboratorio cantonale; dunque è un alto funzionario del Cantone. Il quale, insultando me, infanga soprattutto le Istituzioni e i cittadini del governo, che in alcun modo possono sentirsi rappresentati da chi si arroga il diritto di minacciare un giornalista "colpevole" di guidare il più grande gruppo editoriale della Svizzera Italiana e, soprattutto, di essere scandalosamente libero», termina il giornalista.
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