In un’intervista rilasciata al Corriere del Ticino, il presidente del PPD difende l’operato del PG nell’inchiesta sul caso Rimborsopoli, in particolare dai rimproveri del collega liberale radicale. “Non si può - afferma Dadò - delegittimare la massima autorità inquirente del Cantone. Non è opportuno che un presidente di partito metta in discussione un procuratore generale. Se i partiti iniziano a mettere il naso nelle decisioni della Magistratura non ci salviamo più”.
Secondo il presidente del PPD “i consiglieri di Stato non sono intoccabili e il Ministero pubblico può indagare liberamente su chi ritiene, anche sulle massime autorità dello Stato”. “Noseda - aggiunge - ha dovuto aprire un procedimento penale assai antipatico, ha chiarito in fretta e infine ha assolto tutti. Cosa si voleva? Che dicesse che c’è stata buona fede per poi omettere di segnalare gli errori che sono stati fatti?”
Nella conversazione con il CdT, il numero uno degli azzurri spezza anche una lancia a favore di Matteo Pronzini, accusato da più parti di aver strumentalizzato la polemica. Il deputato dell’MPS, sostiene Dadò, “non aveva e non ha nulla su cui sviare e non ha mai riservato riguardo per nessuno, compreso il sottoscritto. Ma cosa si pretende? Che si taccia sul fatto che l’ex cancelliere abbia intascato contemporaneamente sia la pensione che due salari extra per decine di migliaia di franchi? O che abbia tenuto il gettone di 30.000 franchi della Regio Insubrica, per un lavoro svolto durante l’orario e del quale era già stipendiato? Oppure che si pagano fatture senza che ci sia l’autorizzazione legale?”.