BELLINZONA – Bertoli fa il bene più della destra che della sinistra che rappresenta, che anzi in un certo senso quasi è danneggiata da lui. A sostenerlo è il Movimento per il Socialismo, convinto che anche un’eventuale elezione di Amalia Mirante proseguirebbe su questa strada.
“È cominciata ieri l’operazione “salvate il soldato Bertoli (con variante Mirante)”. Secondo l’MPS a iniziare la battaglia è stato un editoriale di Pontiggia per il Corriere del Ticino, giornale che definisce della destra borghese. Ma il tema non è questo, per noi. Per il Movimento per il Socialismo, è chiara “l’impostazione che il PS ha deciso di dare alla propria campagna elettorale; e cioè quella di mettere al centro il “salvataggio” del seggio in Consiglio di Stato, la “necessità” della presenza della “sinistra” in governo, a difesa di precisi valori ed interessi (non mai precisati)”.
“Non vi sono dubbi che questa convergenza sia negli interessi delle due parti. Del PS, che ormai trae da questa presenza la principale forza di sopravvivenza politica, e della destra borghese che approfitta di questa presenza per ostacolare, concretamente, lo sviluppo di qualsiasi opposizione politica e sociale di sinistra degna di tal nome; operazione questa a costo zero, ormai da moltissimi anni”: accuse pensanti.
Ma non immotivate. “Non si tratta di astratte teorie, ma di cose pratiche, concrete, che tutti hanno potuto constatare. Su alcuni dei temi più importanti nella scorsa legislatura, ad esempio, la presenza di Manuele Bertoli in governo non solo non è stata “utile” a chi difendeva un punto di vista di sinistra; ma è stata utile (e in qualche caso anche decisiva) per sconfiggere questo punto di vista”, prosegue l’articolo, che porta alcuni esempi, dall’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” e referendum contro la revisione della legge sull’EOC al controprogetto sul dumping salariale, dalla politica fiscale di Vitta alle Officine.
“Politica sociale, politica fiscale, politica del mercato del lavoro: temi fondamentali e decisivi per la borghesia! Utilissimo che vi sia un ministro “di sinistra” che difende queste opzioni “verso i suoi”. Se poi questo ministro fosse una donna, di orientamento economico apertamente liberale come Amalia Mirante, ancora meglio. Cambierebbe la forma, ma non la sostanza”, conclude la lunga analisi.