DAVOS – Ignazio Cassis, a Davos, ha parlato con il quotidiano italiano La Stampa, e non le ha certo mandate a dire: è convinto che l’Italia stia sabotando l’accordo sui frontalieri.
“I frontalieri italiani sono circa 65 mila, il 95% lavora in Ticino. La loro imposizione fiscale è retta da un accordo del 1974: pagano un’aliquota che va dall’8 al 12%. Parte di queste imposte, il 38%, viene versata al governo italiano che le gira ai Comuni di residenza”, ha spiegato.
Se venisse finalmente firmato l’accordo parafato nel 2015, la situazione cambierebbe un po’. Per i lavoratori, più costi, per lo Stato Italiano, un maggiore guadagno. Eppure l’Italia non firma.
Questione politica? Cassis fa intendere di sì. L’elettorato del nord è un bacino importante, tanto che a quanto pare la Penisola sarebbe pronta a sacrificare 400 milioni. Il Ministro non lo dice chiaramente, ma lo fa intendere.
E poi mette un ultimatum. Vuole chiarezza. “O sì o no, l’accordo è già vecchio di quattro anni”. Il suo omologo italiano ha parlato di una risposta entro primavera.