BELLINZONA – È la diatriba infinita, quella relativa all’accordo fiscale tra Svizzera e Italia. Settimana scorsa Cassis ha incontrato il suo omologo italiano ma al di là di qualche dichiarazione di intenti e di apertura, non si muove nulla.
E Claudio Zali ha perso la pazienza, come ha detto chiaro e tondo in un’intervista al Mattino domenica. “Mi preme sottolineare che ogni anno noi ritorniamo una grande quota di ristorni in questo momento parliamo di 80 milioni di franchi - che non vi è più motivo di versare, dato che le condizioni date nel 1974 sono completamente cambiate. Dunque ben venga la disdetta dell’accordo. Ma evidentemente è la Berna federale che ha il boccino in mano”.
Infatti, “faccio fatica a intravedere delle decisioni di rottura come potrebbe essere la disdetta dell’accordo del 1974”.
E l’Italia? Non ha nessuna intenzione di disdire l’accordo del ’74, come chiarisce il presidente del Consiglio Regionale Lombardo Alessandro Fermi. “ L’accordo del 1974 non si tocca, nonostante le dichiarazioni del leghista ticinese che appaiono assolutamente strumentali. L’accordo ha confermato la sua validità. Il nostro impegno sarà rivolto alla tutela dei cittadini e dei Comuni italiani, mantenendo in vigore le condizioni dell’intesa, con l’obiettivo di tutelare e mantenere non solo gli attuali ristorni, ma anche l’imposizione fiscale a cui oggi sono soggetti i nostri lavoratori”.
Passi avanti? Ben pochi…