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12.04.2019 - 09:000

"Dadò, l'odio c'entra come i cavoli a merenda". "Caratti, il PPD è vivo e vegeto"

Non si placa la polemica che ormai da tempo vede contrapposti il direttore de La Regione e il presidente del PPD. "Dovevamo tacere il caso Argo? Parlammo anche di Villata". "E la Città dei mestieri, l'omertà sugli abusi al DSS?"

BELLINZONA – Dura da un paio d’anni, da quando è scoppiato il caso Argo e non accenna ad avere fine la diatriba a distanza fra il direttore della Regione Matteo Caratti e il presidente del PPD Fiorenzo Dadò. Ultimo capitolo: quest’ultimo che nelle dichiarazioni post elettorali accusa l’altro di detestare il partito, con Caratti che scrive in un editoriale come la non rielezione di Beltraminelli sia stata una conseguenza del caso Argo.

E si continua, con un botta e risposta sul quotidiano. L’altro ieri ha iniziato il direttore, con una missiva a Dadò. Dispiacendosi della reazione a suo dire “scomposta”, scrive: “o avevi già fatto inviando a tutti i fuochi (in pieno caso Argo!) un volantino, che mi attaccava direttamente e che so averti anche procurato qualche problemino internamente al PPD. Un’evidente caduta di stile nei confronti di una stampa indipendente che fa il suo lavoro a favore del dibattito democratico invece di limitarsi a passare le carte. Ieri, intervistato da ‘laRegione’, hai ribadito che io sono mosso dall’odio nei confronti del tuo partito e che cerco ogni maniera per infangarvi”.

Per lui, è falso. “Confrontati al caso Argo 1, dovevamo forse volgere lo sguardo altrove? Non lo abbiamo fatto nello scandalo Argo 1, che ti ricordo ha portato il Ticino ad un’impasse, bloccando la politica per mesi (dalle commissioni alla Cpi) e dando parecchio da macinare persino alla Procura. E non lo abbiamo fatto, anni e anni fa, nel caso Villalta, che ha estromesso Marina Masoni dal governo portando all’elezione di Laura Sadis”.

Sottolineando la voglia di cambiamento all’interno del PPD, i suoi segnali e il grande risultato di De Rosa. “Ma oltre a ciò che c’è una chiara sanzione politica dettata dal caso Argo 1. O hai forse ancora dei dubbi? E tu, tanto per dirla tutta, non è che sei stato estraneo a quella vicenda. Almeno un ‘cicinin’ ci sei finito dentro anche tu, o no? Bormio non ti ricorda nulla? E certe riunioni negli uffici dell’amministrazione cantonale? Per me puoi, anzi devi fare quello che vuoi, e ci mancherebbe altro! Ma mio dovere, se mi si chiede di commentare un esito elettorale, è anche quello di ragionare sui dati. Che cosa c’entra l’odio in tutto questo? Praticamente come i cavoli a merenda”. 

Loda ‘l’avversario’ per la lista messa in campo e per il contatto con la base, ma insiste che “il risultato del confronto elettorale è stato segnato da un gol insperato (o perlomeno inatteso) da parte dell’etica in politica all’interno della tua compagine”.

Per contro, La Regione ha dato con grande correttezza spazio a una replica di Fiorenzo Dadò, nell’edizione di ieri. “Le mie non sono considerazioni al vento ma basate su fatti oggettivi: non starò a farle l’elenco, basta andare a rileggere numerosi suoi articoli degli ultimi dieci anni o, meglio ancora, confrontare l’enfasi e la ripetizione ossessiva di fatti, nomi e circostanze riguardanti il caso Argo con la sobrietà assunta dinanzi ai palesi intrighi del caso eVita – Città dei mestieri, per non parlare della modalità con cui ha trattato l’omertà di certi funzionari e politici che hanno vergognosamente nascosto gli abusi sessuali avvenuti in seno agli uffici del DSS”, tuona. “In quei casi la stampa indipendente che dice di rappresentare non aveva proprio nulla da scovare o di cui indignarsi?”.

“Lei dice che non ce l’ha con il Ppd: ce ne rallegriamo, perché in tanti anni, se rileggiamo tutto quanto ha scritto, nessuno di noi e dei nostri predecessori se ne era mai accorto. Si può e si devono riportare i fatti, ci mancherebbe. Nessuna limitazione o bavaglio all’indipendenza della Stampa. Purché si riportino le cose per quel che sono veramente, secondo il principio di proporzionalità e con rispetto per le persone. Stia sereno signor Caratti, il PPD che tanto godeva nel veder soffrire, è vivo e vegeto e la sua leadership, dopo il chiaro ed inequivocabile giudizio popolare, è più motivata e salda che mai. Adesso che ci lasci finalmente lavorare in pace”, conclude.

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