POLITICA
I Verdi vogliono il referendum per LASA. "Il popolo è chiamato a pagare gli errori dei politici, decida dunque il futuro dello scalo"
"È ora di pianificare con saggezza un’uscita ordinata invece di compiere ulteriori investimenti fallimentari", insistono i Verdi, contrari al credito votato ieri. E annunciano di voler raccogliere le firme per andare alle urne

BELLINZONA – LASA ha vinto il primo round, ottenendo il credito da parte del Cantone che permette allo stesso di aumentare la quota di partecipazione, con il via libera del Gran Consiglio. La partita decisiva si giocherà a Lugano, ma si rischia in ogni caso di andare ai tempi supplementari. I Verdi hanno infatti deciso di raccogliere le firme per un referendum (ieri nemmeno l’MPS pareva contrario).

“I fatti intercorsi in questi ultimi 13 anni dimostrano l’incapacità della classe politica di anticipare il futuro preferendo basarsi, per le proprie decisioni, sulla buona volontà altrui e sui sogni. I Verdi del Ticino ritengono quindi giunto il momento che sul futuro dello scalo luganese sia il popolo ad esprimersi ovvero colui che alla fine è chiamato a pagare per gli errori dei politici”, recita una nota.

Le motivazioni? Sostanzialmente quelle addotte ieri nel messaggio di minoranza di Anna Biscossa.” Per uno scalo che negli ultimi 13 anni ha solo accumulato debiti e che ora si trova senza voli di linea, abbandonato dalle compagnie aeree (Swiss compresa) poiché i collegamenti verso Lugano non sono gestibili in maniera redditizia, è ora di pianificare con saggezza un’uscita ordinata invece di compiere ulteriori investimenti fallimentari. Per I Verdi del Ticino i soldi pubblici si devono utilizzare per offrire ai dipendenti la possibilità di una riconversione professionale solida piuttosto di nutrire false speranze di un ritorno, a breve, della piena attività dei voli di linea. Un massiccio aumento del volume di passeggeri è paventato ormai da mesi dai vertici di LASA e dagli azionisti (Comune di Lugano e Cantone), seppure, una dopo l’altra, le compagnie che volavano da Lugano siano fallite e nuovi accordi non abbiano mai visto la luce”, riassume il partito.

Che ricorda come dal 2006 i contribuenti hanno già pagato 37 milioni di franchi e rischiano di doverne mettere sul piatto altri 67 per il rilancio. “Va ricordato che l’inevitabile declino dello scalo luganese sia connesso al massiccio incremento di altre forme di trasporto pubblico, decisamente evolutesi negli ultimi anni. L’avvento del collegamento ferroviario veloce tra il Ticino e il resto della Svizzera ha fornito un’alternativa più sicura, ecologica ed economica all’aeroplano, in particolare tra Lugano e Zurigo. Con l’emergenza climatica i cittadini stanno dimostrando di tenere in grande considerazione anche la scelta ecologica nella pianificazione dei viaggi”, chiariscono.

E allora, che decida il popolo.

 

 

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