BELLINZONA – “Manuele Bertoli ed Emanuele Berger dovrebbero tirare le conseguenze di tutto questo e dimettersi: è quello che, siamo sicuri, pensano anche la stragrande maggioranza delle e degli insegnanti e dei cittadini e delle cittadine di questo cantone”. La conclusione del lungo comunicato dell’MPS è al vetriolo, ma quanto precede non è da meno.
Il tema, ormai si capisce, è la riapertura delle scuole, un “pasticciaccio di risoluzione”, che però è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in cui “gli elementi di fondo sono sempre gli stessi”.
“Il primo, ricorrente in quasi ogni decisione, è l’assoluta indifferenza dei vertici del DECS nei confronti delle opinioni delle altre componenti della scuola (insegnanti, genitori, studenti): nessun ascolto nei confronti di chi ha posto seri interrogativi sulla possibilità di riaprire, in forme più o meno limitate, le scuole dell’obbligo. Nemmeno l’opinione di medici, pediatri, specialisti è stata seriamente presa sul serio”, si legge. “È noto a tutti, ad esempio, che la grande maggioranza dei direttori delle scuole medie ha espresso contrarietà di fronte alle intenzioni del DECS; ed oggi costoro vedono non solo ignorate le loro preoccupazioni e le loro richieste, ma sono confrontati con decisioni che ribaltano su di loro le maggiori responsabilità per l’applicazione della strategia dipartimentale. Chi ha letto con attenzione le direttive emanate avrà constatato che il messaggio è abbastanza semplice: priorità, costi quel che costi, alla riapertura: e per tutto il resto (organizzazione, protezione, etc.) che si arrangino i singoli istituti, a cominciare dalle direzioni”.
“Questo atteggiamento di sufficienza, combinata con una dose di autoritarismo e insofferenza, non è certo nuovo da parte dei vertici del DECS”, attacca l’MPS. “Quante volte, in questi ultimi anni, abbiamo visto insegnanti ai quali è stato impedito (su temi di pertinenza scolastica) di rilasciare interviste o dichiarazioni pubbliche (a giornali, televisioni, etc.)? Ancora ieri sera persino i tranquilli giornalisti RSI hanno dovuto constatare che è stato impossibile dare voce a chi (direttori) dovrà garantire la realizzazione di questo pasticcio di riapertura! Quante volte abbiamo assistito ad un atteggiamento di indisponibilità di principio nei confronti di chi osava rimettere in discussione gli orientamenti pedagogici difesi, meglio dire imposti, dal Dipartimento? Quante volte abbiamo assistito, di fronte a motivate e documentate critiche della politica dipartimentale, non solo al rifiuto di entrare in materia, ma al tentativo di delegittimare chi sollevava tali critiche?”
E vengono citati anche fatti precedenti, come la modifica della griglia oraria al liceo, con il DECS che “non solo ha imposto la sua logica (dopo una consultazione ristrettissima che ha impedito una reale riflessione tra gli insegnanti), ma ha approfittato del vuoto creato dalla crisi pandemica per far adottare definitivamente dal governo il progetto e deciderne la immediata applicazione a partire da settembre. Tutto questo senza essere sfiorati dal minimo dubbio sul contesto nel quale le scuole riapriranno in settembre, con insegnanti, studenti, strutture scolastiche verosimilmente ancora destabilizzati”.
Il Movimento ravvisa “un disprezzo totale nei confronti di coloro che la scuola contribuiscono a farla tutti i giorni: a cominciare dagli e dalle insegnanti di tutti gli ordini di scuola”, non solo verso i docenti bensì anche verso la popolazione, basi pensare a La scuola che verrà, ritenuta una sconfitta e uno smacco per Bertoli che però ha bloccato le riforme scolastiche per i prossimi anni.
“Dal nostro punto di vista (che non è certo quello di chi questi problemi non vuole affrontarli perché li ritiene organici al sistema nel quale viviamo) le responsabilità di Bertoli e della direzione del DECS sono state gravissime. Un minimo di dignità politica, intellettuale e personale avrebbe voluto che, dopo la sconfessione in votazione popolare, almeno il capo della divisione scuola, Emanuele Berger, rassegnasse le dimissioni”, prosegue la nota, che parla di “sicumera, arroganza e atteggiamento di indisponibilità che non hanno fatto che aumentare ad ogni occasione nella quale vi sia stato un confronto all’interno della scuola”, con una gestione della scuola che “ha condotto a una fase di stagnazione della scuola ticinese come non se ne conosceva da decenni, incapace di affrontare i mutamente sociali e culturali che coinvolgono pesantemente la scuola, i suoi valori, il suo rapporto con la società. Una stagnazione che si riflette sulla qualità dei livelli di insegnamento e di apprendimento, rappresentando un inesorabile declino, che non può certo essere né nascosto, né contraddetto dalla presentazione degli estemporanei risultati PISA”.
“Proprio alla luce di tutto questo e di fronte alle vicende alle quali abbiamo assistito in questo contesto pandemico (pensiamo alla discussione che ha portato – a inizio marzo – alla chiusura della scuola e, oggi, a questa sciagurata riapertura), appare necessario, per il bene della scuola ticinese, che le due persone che con il loro atteggiamento, la loro arroganza e la loro inadeguatezza ci hanno condotti a questa situazione, si facciano da parte”, è l’invito a Bertoli e Berger.